Il più grande ospedale di Milano sospende l’attività chirurgica per far posto ai malati Covid. All’accettazione del blocco Sud si fa la fila come in un giorno qualsiasi e dal bar arrivano ancora refoli di pizza margherita, ma tra i primari è già scattato l’allerta tsunami. «Fate presto, la malattia sta galoppando veloce»: Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Niguarda e professore all’Università Bicocca, guarda in faccia la morte da quand’era uno specializzando, eppure oggi è molto, ma molto preoccupato per l’escalation di ricoveri Covid-19.
La decisione di sospendere tutte le attività chirurgiche, ad eccezione di quelle oncologiche, assunta ieri pomeriggio dalla Direzione generale, annuncia di fatto la riattivazione, decisa dalla Regione per le prossime ore, del contrastatissimo ospedale della Fiera, progettato da Guido Bertolaso. Ma soprattutto, squarcia il velo sulla vera urgenza, che è quella di potenziare la rete ospedaliera per aumentare i posti letto necessari ai ricoveri dei casi meno gravi e che vanno gestiti per evitare che il dramma sfoci in tragedia. Nei blocchi di Niguarda sono già stati convertiti sei reparti, oltre a una terapia intensiva. Secondo il Piano ospedaliero regionale approvato il 16 giugno, ci sono 1.550 posti Covid, di cui 150 di intensiva. Siamo ormai agli sgoccioli...
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