Un Donald Trump meno bellicoso (che arriva a lodare la moderatrice) e la possibilità di spegnere i microfoni dei candidati a intermittenza hanno garantito un tono civile per l’ultimo dibattito presidenziale in vista delle elezioni americane del 3 novembre prossimo. I due sfidanti si sono attaccati a livello personale senza riserve di colpi, accusandosi a vicenda di corruzione, ma l’assenza di interruzioni ha permesso a entrambi di presentare agli elettori americani — 47 milioni dei quali hanno in realtà già votato — due visioni radicalmente diverse della direzione in cui intendono condurre l’America nei prossimi quattro anni.
Pur essendo apparso più convincente che nel primo, fallimentare duello, il presidente in carica non ha però proposto nulla di nuovo che possa convincere gli indecisi o riconquistare la fetta di americani che ha perso fiducia in lui durante la gestione della pandemia. Ed è stata proprio la risposta al coronavirus ad aver generato gli scambi più animati fra i candidati, consumandosi lungo linee note ma anche, per la prima volta, guardando al futuro.
Joe Biden ha ancora una volta puntato il dito contro il rivale per aver volutamente sottovalutato il virus e di aver provocato la morte di decine di migliaia di americani. E Trump ha accusato il democratico di voler chiudere gli Stati Uniti e soffocare l’economia, provocando la morte dei suoi concittadini per “depressione, alcolismo, suicidio, droga”.
Ma poi il dialogo si è fatto più concreto: “Possiamo riaprire, ma dobbiamo farlo in sicurezza e seguendo i consigli degli scienziati”, ha ribattuto Biden, mentre Trump respingeva l’uso degli schermi di plexiglass come “incredibilmente costosi, che uccidono i ristoranti, non sono la risposta”.
Quanto alle misure da introdurre per aiutare gli americani che hanno perso il lavoro a causa della pandemia, il repubblicano ha definito il piano da oltre 2mila miliardi di dollari approvato dalla Camera, un "salvataggio per le città e gli Stati democratici e soldi che finiscono nelle tasche degli immigrati illegali”.
Pesante anche lo scontro sulla sanità. All'accusa di voler creare un sistema “socialista”, l’ex vicepresidente ha reagito definendo una protezione sanitaria alla portata di tutti “un diritto” e lanciando "BidenCare", ovvero una rivisitazione dell'Obamacare che offrirebbe anche un’opzione pubblica per la copertura. Trump ha ribadito la volontà di arrivare al totale azzeramento della riforma sanitaria del suo predecessore.
Sull’immigrazione, Biden ha promesso un percorso verso la cittadinanza agli 11 milioni di immigrati irregolari, mentre Trump ha rinnovato gli appelli alla sua base, sostenendo che attraverso il confine con il Messico entrano “criminali e assassini”, e parlando di alcuni immigrati come di persone “con un quoziente intellettivo molto basso”.
Trump non ha perso occasione per ripetere che Biden è “tutto parole e zero azione”, ricordando al pubblico che il suo avversario è impegnato in politica da 47 anni e che “avrebbe potuto fare tutte le cose che promette di fare se verrà eletto”.
Ma è sui movimenti anti-discriminazione come Black Lives Matter che il tono del faccia a faccia è diventato quasi surreale, con i candidati impegnati a descrivere due Americhe completamente diverse: una vittima di un razzismo “istituzionale”, secondo il democratico” e una in cui i neri godono di opportunità senza precedenti, stando al repubblicano.
Donald Trump è "uno dei presidenti più razzisti della storia moderna”, ha tagliato corto a un certo punto Biden, dopo che il presidente si era vantato di essere “la persona meno razzista che esista" e di aver fatto per gli afro-americani più di qualsiasi altro presidente da Abramo Lincoln.
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