martedì 27 ottobre 2020

La situazione dei teatri in Europa, causa Covid, secondo quanto scriveva, a luglio, Lucio Palmisano (Linkiesta)

 Tornare a teatro sarà un’esperienza diversa da come la ricordavamo. Lo impongono le regole sanitarie ai tempi del Covid-19: pubblico ridotto, entrate e uscite separate e obbligo di mascherine saranno misure comuni per tutti i teatri che decideranno di riaprire le loro porte al pubblico a partire dal mese di luglio. Il ritorno degli spettatori in luoghi come la Scala di Milano, il Teatro Real di Madrid, il Palais Garnier di Parigi o il Royal Opera House di Londra segnerà il ritorno alla normalità per il mondo teatrale e le sue casse, stremate da questi mesi di chiusura. Un nuovo inizio che però imporrà a tutti un ripensamento del palinsesto, che dovrà necessariamente tener conto delle nuove regole post-coronavirus.

Spagna
Uno dei primi teatri a riaprire è stato il Teatro Real di Madrid, che il 1° luglio ha portato in scena la Traviata di Giuseppe Verdi. Un’edizione quasi “speciale”: infatti la storia di Alfredo Germont e Violetta Valery è stata leggermente rivista per rispettare le regole anti-contagio come dimostrano le scene iniziali di festa nel salone della casa parigina diventate d’un tratto seriose, con i solisti distanti 2 metri l’uno dall’altro. Non è stata l’unica modifica, visto che l’orchestra è stata rivoluzionata. I 54 elementi che ne facevano parte sono stati divisi in due gruppi che suoneranno a serate alterne, con una distanza di 2 metri l’uno dall’altro e due schermi di plastica a separare la sezione dei fiati e il direttore d’orchestra.

Agli artisti è inoltre stato chiesto di arrivare con largo anticipo rispetto all’esibizione, per evitare assembramenti e poter controllare loro la temperatura. Alla prima hanno potuto assistere solo 869 spettatori, la metà rispetto alla capienza totale di 1700. Per evitare resse il Teatro Real ha previsto di moltiplicare il numero di rappresentazioni, che saranno 27 per tutto il mese di luglio, e di lasciare 40 minuti di pausa tra un atto e l’altro dell’opera, per evitare code ai bagni. 

A Barcellona invece il Gran Teatre de Liceu ha già riaperto il 24 giugno con una prima particolare. In platea erano presenti 2292 piante dei vivai barcellonesi che hanno avuto il privilegio di assistere all’esibizione del quartetto d’archi UceLi Quartet che ha suonato la struggente elegia del 1890 Crisantemi di Giacomo Puccini, famosa per essere il sottofondo del quarto atto di Manon Lescaut, quando la protagonista muore tra le braccia del suo amante.

Italia
Una sorta di prima della prima è quella che si prepara ad affrontare la Scala di Milano, che ripartirà dal 6 luglio con un mini-cartellone di quattro concerti. La vera ripartenza è in realtà prevista tra il 3 e il 5 settembre con due concerti diretti dal maestro Riccardo Chailly rispettivamente in Duomo, dove l’orchestra intonerà un requiem di Verdi dedicato ai morti da coronavirus, e al Piermarini con la Nona di Beethoven.

Quella di luglio è perciò una prova generale che vedrà coinvolti per la prima serata il baritono Luca Salsi, la pianista Beatrice Rana e il violoncellista Misha Maisky, con eseguiranno alcune arie d’opera, i sonetti del Petrarca di Franz Liszt e alcuni brani di musica da camera Nelle serate successive sono previste le esibizioni delle nuove voci dell’Accademia della Scala e dei professori della Filarmonica. Tutte le serate avranno delle regole comuni: sarà ammesso un pubblico di massimo 600 persone; i concerti dureranno 75 minuti e non avranno pause; bar e guardaroba saranno chiusi; gli ingressi saranno differenziati e ci sarà obbligo di mascherina fino al raggiungimento del posto.

Riaprirà invece il 5 luglio la Fenice di Venezia con un concerto degli ottoni dell’orchestra e del coro del teatro dedicato al personale sanitario in prima linea contro il Covid-19. Per loro verrà eseguita la Fanfare for the common man di Aaron Copland, diretta dal maestro Claudio Marino Moretti. Ad accogliere gli spettatori ci sarà una Fenice rinnovata, con una sala dalla struttura simile a quella di una chiglia di una nave: l’orchestra infatti è stata rialzata e portata al livello del palcoscenico, con posti a sedere debitamente distanziati. L’installazione semipermanente permetterà anche a parte del pubblico di entrare in quest’atmosfera, con circa 70 persone sedute idealmente a prua in un ideale trasporto del mondo del teatro verso nuovi lidi.

Francia
Se in Italia i teatri si preparano a riaprire, in Francia la situazione è più difficile. A Parigi i due teatri dell’Opéra National de Paris, il Palais Garnier e l’Opéra Bastille, riapriranno soltanto a novembre e a dicembre. Un anno difficile per il mondo teatrale parigino, iniziato con le proteste delle maestranze teatrali per la riforma delle pensioni voluta dal precedente governo di Édouard Philippe e proseguito con l’epidemia di coronavirus che ha costretto a cancellare ben 239 serate negli ultimi 9 mesi.

«L’Opera è in ginocchio: abbiamo 45 milioni di debiti. Rischiamo di non avere più soldi a fine 2020», ha dichiarato il direttore dell’Opéra National Stephane Lissner a Le Monde. Un incarico che lascerà a inizio 2021, 6 mesi prima della scadenza, ad Alexander Reef, direttore della Canadian Opera Company, quando entrambi i teatri avranno già ripreso la loro attività. «L’Opéra Bastille rimarrà chiusa fino al 15 novembre e riprenderà con tre spettacoli alternati: un balletto, La Bayadère, e due opere, La Traviata e la Carmen. Il Palais Garnier invece subirà alcuni lavori di ammodernamento e da Capodanno ripartiranno le serate».

Regno Unito
Il Royal Opera House di Londra ha ripreso la sua attività con un concerto senza pubblico trasmesso sulla BBC il 13 giugno. Eppure. non basta. «Senza sostegno da parte del governo, i nostri teatri chiuderanno, le arti saranno ridimensionate e una generazione di talenti potrebbe essere persa per sempre», ha dichiarato Alexander Beard, responsabile del teatro. Da tempo è in atto una battaglia tra gli enti culturali inglesi e il governo di Boris Johnson perché l’esecutivo intervenga a favore del mondo artistico e culturale, specie in un momento di crisi in cui si dovrà far fronte a minori incassi. La mancanza di aiuti potrebbe essere un problema grave per il teatro londinese, che senza risorse potrebbe essere costretto a dover tagliare i suoi oltre 1000 dipendenti.

«I nostri fondi potrebbero non arrivare fino a settembre», ha dichiarato Beard. Secondo i teatri del West End di Londra servirebbe che il governo assicuri al mondo teatrale almeno 340 milioni di euro per i tre mesi di chiusura, garantendo la sopravvivenza dei teatri, visto che non può bastare l’aiuto delle associazioni artistiche britanniche, come l’Arts Council of England e l’Heritage Lottery Fund che hanno assicurato oltre 233 milioni di euro.

Alla questione finanziaria si aggiunge anche il rispetto delle norme sanitarie: per molti teatri, infatti, sarebbe difficile assicurare il distanziamento sociale e per questo hanno chiesto al governo di attuare forme alternative di protezione, come l’igienizzazione e la sanificazione delle sale e la misurazione della temperatura degli spettatori all’ingresso.

Germania
In Germania il governo di Angela Merkel ha vietato i grandi spettacoli pubblici fino al 31 agosto: molti teatri si preparano così a riaprire soltanto in autunno, come il Berliner Ensemble. «Il teatro riaprirà dal 4 settembre. In attesa della ripartenza abbiamo già eliminato 500 dei 700 posti in sala per rispettare la regola del distanziamento sociale», ha dichiarato il direttore Oliver Reese.

In teatro sarà inoltre prevista una distanza minima di 3 metri tra il palco e gli spettatori; gli spettacoli non avranno pause per evitare assembramenti ai bagni e alcune porte di sicurezza rimarranno sempre aperte, per permettere all’aria di circolare. «Speriamo che queste regole non allontanino le persone dal teatro. Ben sapendo le difficoltà economiche in questo periodo, abbiamo deciso di mantenere inalterati i prezzi dei biglietti», ha dichiarato Reese.

Russia
In difficoltà anche il Bolshoi, l’iconico teatro di Mosca. La ripartenza è prevista per settembre, nonostante i 6 mesi di chiusura abbiano determinato una perdita di 18 milioni di euro, e sarà segnata da una capienza ridotta e da un distanziamento sociale obbligatorio per gli spettatori, più difficile da attuare invece per gli attori sul palco. Per Vladimir Urin, direttore del Bolshoi, «un teatro musicale con maschere e guanti e una distanza di 1,5 metri è impossibile. I 6 mesi di chiusura sono stati un problema soprattutto per i ballerini ma non per il teatro, che continuerà la sua attività».

Infatti, grazie ai fondi di cassa e agli aiuti stanziati dal governo di Vladimir Putin per il mondo delle arti di 45 milioni di euro, il Bolshoi può permettersi di programmare serenamente il cartellone del prossimo anno. A pesare sarà, almeno inizialmente, l’assenza di attori e ballerini stranieri che comporterà inevitabilmente una revisione del palinsesto. Molti spettacoli verranno eliminati, come il balletto basato sul romanzo di Mikhail Bulgakov “Il Maestro e Margherita” il cui coreografo è di nazionalità rumena, e si cercherà di venire incontro agli spettatori, riducendo il prezzo dei biglietti.

Nessun commento:

Posta un commento