mercoledì 28 ottobre 2020

Tomaso Montanari, TIMEAS Danaos (Franceschini) et dona ferentes

  'Mutatis mutandis', o, se vuole, anche  'Si parva licet componere magnis' vogliamo raccontare a Tomaso Montanari,  che ha accettato l'incarico di Presidente del 'Museo Ginori' dal ministro Franceschini, suo nemico dichiarato da sempre, un episodio che ci toccò da vicino, molti anni fa, e per il quale noi all'epoca non tirammo fuori giustificazioni simili a quelle del grande criticone, giustificazioni  che non convincono nessuno.

Negli anni Ottanta, durante la nostra direzione del noto mensile Piano Time, il CIDIM, fondato e guidato dal barone Francesco Agnello, faceva il buono e cattivo tempo, godeva della fiducia incondizionata del Ministero che l'aveva assunto a consigliere preferenziale e che, di conseguenza, foraggiava, senza misura.

 Il barone Agnello, al quale vanno riconosciuti infiniti meriti, ma altrettanta sete di potere, non contento di quel che aveva, voleva accreditarsi ancora di più presso il Ministero, al quale intendeva scucire altri soldi, come se quelli che era già riuscito a scucirgli non erano abbastanza.

 Per raggiungere tale risultato organizzò in Campidoglio un grande Convegno - oggi si direbbe gli 'Stati generali della musica', invitando il bel mondo della musica e dell'organizzazione musicale dell'epoca (da Carlo Fontana a Mimma Guastoni a Sylvano Bussotti, Gisella Belgeri, Italo Gomez, tanto per citare alcuni nomi) al quale anticipare i suoi progetti e chiedere al ministero nuovi fondi aggiuntivi. 

 Noi all'epoca eravamo ancora giovani, ma prendemmo coraggio ed intervenimmo, svelando il disegno di Agnello. Gli dicemmo non senza timore che il CIDIM fino a quel momento si era distinto per l'Annuario della Musica, superfinanziato e, nonostante questo,  venduto alle istituzioni  alle quali veniva anche richiesta la pubblicità. Cadde il gelo nella sala. Agnello, non avendo molto da contrapporre, tirò fuori i suoi meriti 'antichi' verso la musica contemporanea, guadagnati al tempo delle 'Settimane' di Palermo. Vero, ma che c'entravano?

 La risposta dell'imbarazzato Agnello  non convinse nessuno - e del resto lo stesso Agnello non ne era convinto - e il progetto non andò in porto. Naturalmente dal CIDIM, e non solo, fummo guardati  di traverso per un pò.

 Poi un giorno ci giunse una telefonata di Rosella Nobilia ( ex Nicolini, in forze al CIDIM) che ci invitava a pranzo, per conto di Agnello. Naturalmente accettammo. Noi facevamo il giornalista e non avevamo nessuna altra mira che continuare a fare il giornalista, per cui, restando vigili, si può andare  a pranzo anche con il 'nemico' e perfino con il 'diavolo'.

Il barone fu oltremodo gentile. Ci colpì una sua dichiarazione che Rosella Nobilia  presente al pranzo,  può confermare. Prof. Acquafredda mi vergono per averle dato quella risposta, e cioè per aver tirato fuori i meriti pregressi per avallare una operazione presente. Il pranzo finì come si conviene fra persone civili e la vita dopo proseguì normalmente.

 Non molto tempo dopo, il CIDIM organizzò  affidandolo a Gomez un grande progetto internazionale dedicato a Mozart. Gomez, va detto, al pari di Agnello, ebbe i suoi meriti  nelle vicende musicali dell'epoca (ma noi l'avevamo fatto oggetto di dure critiche che i lettori di questo blog già conoscono) essendo anch'egli fiduciario del ministero, e quindi in  grado di  far allargare i cordoni della borsa pubblica.

Quando leggemmo quel grandioso progetto 'europeo', costosissimo, notammo come la scuola musicale italiana - i Conservatori di musica - fossero rimasti esclusi da qualunque iniziativa. Incontrammo Agnello e gli facemmo presente la cosa. Il barone colse al volo l'occasione per far concretamente 'pace' con noi chiedendoci di presentargli un progetto.- Lo facemmo, gli piacque e decise di inserirlo nel progetto che faceva capo per la 'direzione' a Italo Gomez,  con il quale ci consigliò di avere un incontro, essendo egli, formalmente, il responsabile del progetto europeo. Naturalmente Gomez non ci avrebbe posto condizioni o eccepito alcunchè. E così andò.

 Quella storia, antica ma simile a quella di Montanari, ci insegnò che il barone Agnello ci consentì di attuare quel progetto ('Amadeus Giovani' il nome;  ottenne molto successo, e soprattutto, senza il 'magna magna' solito) per farci fare oltre che con lui pace anche con Gomez. Andò da sè che da quel momento in avanti noi saremmo stati più attenti, anche nel rivolgere critiche, a non esagerare mai sia nei confronti di Agnello che di Gomez.

Noi lo sapevamo, ne prendemmo atto, ma non dicemmo mai che avevamo accettato senza condizioni; nessuno naturalmente le aveva poste, ma, sebbene tacite noi conoscevamo.

Montanari, al quale mai nulla - MAI, NULLA - di quel che ha fatto negli ultimi anni Franceschini, da ministro, è andato a genio, ci fa ridere quando ci viene a dire che lui ha accettato perchè tiene a cuore le sorti del Museo, in difesa del quale è intervenuto da tempo. Ebbasta! Sarà anche vero, ma adesso, sempre per continuare  con l'antica sapienza, sarà capace Montanari di 'sputare nel piatto nel quale mangia'? La cosa non cambia per il fatto che Montanari svolge il ruolo di presidente del museo fiorentino gratuitamente.

 Quel 'donum' di Franceschini è sospetto. E Montanari  che lo sa,  lo ha accettato.

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