domenica 4 ottobre 2020

Chi può far dimenticare le sofferenze inferte alla città di Roma da Virgina Raggi nel corso del suo mandato di sindaco?

 Mancano pochi mesi all'inizio della campagna elettorale (  anche se in Italia si vive una campagna elettorale continua, anzi infinita!) per le  elezioni comunali a Roma, quando gli elettori dovranno scegliere il successore di Virginia Raggi, la cui incapacità e i conseguenti danni procurati alla città, sono sotto gli occhi di tutti, perfino di quelli che la vorrebbero, nel Movimento Cinquestelle, ricandidata, per 'terminare il lavoro (?) iniziato', o come dice la stessa Raggi: 'per non lasciare ad altri la tavola che abbiamo apparecchiato (?)'. 

Il PD non potrà mai accettare di appoggiare la ricandidatura della Raggi; agli occhi degli elettori, anche dei più benevoli, sarebbe come sconfessare tutto quello che ancora oggi si va dicendo di Lei: incapace, senza esperienza, catastrofica: i problemi più urgenti ed evidenti  come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la cura del manto stradale e del verde dei parchi, sono al punto di prima: la città è sommersa dai rifiuti ancor oggi e più di ieri e peggio delle amministrazioni precedenti. Solo Beppe Grillo non vede le buche, e Di Battista i rifiuti per strada.

Ma il fatto è che il PD non riesce ancora a trovare  chi presentare come avversario politico della Raggi,  capace di batterla, perchè i nomi che circolano sono davvero insignificanti e non riuscirebbero neppure a far ombra alla distastrosa Raggi.

Davide Sassoli, presidente del Parlamento europeo, in  una posizione quindi che all'Italia fa comodo e che perciò è meglio resti a Bruxelles, accoglie con una risata la notizia della sua possibile candidatura da parte del PD, e si sfila senza pensarci neanche un attimo. Non è mica matto. Come si fa a lasciare Bruxelles per venire ad amministrare Roma, dove il lavoro  è ancora più duro di Bruxelles, e  quello che dovrebbe fare è più gravoso di quello fatto dalla Raggi, che non ha saputo fare, e dove i risultati non sono comunque garantiti?

Gli altri nomi che circolano sono irrilevanti e non hanno futuro, a cominciare da quello della giovane consorte di Franceschini, la consigliera Di Biase  (prima in Campidoglio, ora in Regione).

In una recente 'Data Room' (Corriere della Sera, Tg LA7) Milena Gabanelli, ragionando sulle candidature di amministratori -  all'epoca delle Regionali ma con l'occhio rivolto soprattutto al Campidoglio, ha elencato  le caratteristiche dalle quali, in nessun caso, si può e deve prescindere nella scelta (o candidatura) di un amministratore pubblico: Competenza, Esperienza, Risultati. Che sono poi le caratteristiche sulle quali si basa qualunque azienda, quando deve scegliere a chi affidare l'amministrazione. 

 Fra i nomi che sono circolati, compreso quello dell'ex ministro Bray, insediato da D'Alema alla Treccani, dopo la breve dimenticata esperienza al Collegio romano,  mancano del tutto le caratteristiche elencate dalla Gabanelli. Bray non  ha competenza amministrativa;  non ha fatto qualche esperienza prima; e perciò non si possono valutare  quali risultati  otterrebbe sulla base di quelli già ottenuti.

 E dunque se si adottano tali criteri nella scelta del candidato che sfiderà, per il PD Virginia Raggi, non uno solo dei nomi circolati passerebbe l'esame.

E allora  si dà anche il caso che Roma debba subire l'ingiuria della presenza della Raggi per altri cinque anni. E chissà se sarebbe ancora riconoscibile, dopo che la riconfermata Raggi amministri ancora Roma, come capitale dell'antica civiltà,  e come  madre di tutte le chiese ( anche se in questi ultimi tempi pure questo 'primato' della Chiesa di Roma sta subendo forti scossoni per via di scandali che fanno il pendant con i disastri civili di Virginia).

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