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Come scritto dai fact-checker di Snopes.com, la previsione della diffusione internazionale di una malattia respiratoria non è particolarmente sorprendente, ed era con ogni probabilità ispirata dalla cronaca recente, se si considera che la Sars (grave sindrome respiratoria acuta) si era diffusa in molti Paesi del mondo nel 2002, anni prima delle due pubblicazioni di Browne. Dunque la previsione viene fatta sapendo del possibile sviluppo di particolari virus respiratori, del rischio di una diffusione mondiale e, se nuovi, della difficoltà nell’individuare una precisa cura.
Notiamo poi che Browne aveva fatto riferimento ad una diffusione «entro il 2020» (nella versione italiana) e «attorno al 2020» (in around 2020) in quella inglese. La diffusione del nuovo coronavirus Sars-Cov-2 è avvenuta alla fine del 2019, tanto che la stessa malattia legata al virus viene identificata con l’espressione Covid-19. Utilizzare l’espressione «attorno al 2020» – come si legge nella pubblicazione in lingua originale – è vago e potrebbe potenzialmente indicare un arco di tempo che copre diversi anni (ad esempio, anche il 2016 o il 2023).
Vago è anche fare genericamente riferimento ad una patologia «simile alla polmonite». Come spiegava nel 2014 la Fondazione Umberto Veronesi, in Europa la polmonite veniva considerata «la prima causa di morte per infezione nel continente» vista la resistenza ai farmaci e le diverse forme di polmonite esistenti. Nel 2017, stando ai dati condivisi dal progetto Our World in Data dell’università di Oxford, più di 2,5 milioni di persone sono morte per la polmonite e un terzo erano bambini sotto i 5 anni. Andando indietro nel tempo, i dati ci forniscono informazioni fino al 1990: già allora le vittime erano più di 3,4 milioni.
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