sabato 14 marzo 2020

Anche le donne protagoniste del Grand Tour, come racconta Attilio Brilli ne 'Le viaggiatrici del Grand Tour', scritto con Simonetta Neri (Ed.Il Mulino)

I racconti del grandi viaggiatori che dal Settecento - qualcuno anche prima - percorrevano soprattutto il nostro Paese,  attratti dalle bellezze presenti e dalle memorie del passato, ci hanno sempre affascinato, anche perché nelle loro relazioni e diari di viaggio la musica è spesso protagonista. 
 Molte volte, per questa ragione, siamo ricorsi ai loro scritti per  conoscere l'Italia musicale del passato e confrontarla con quella di oggi. Massimamente del Settecento, quando l'Italia era conosciuta come la 'patria della musica'. Non la Francia non la Germania che pure avevano tesori da rivelare. Era l'epoca del melodramma e l'Italia non aveva  antagonisti  di sorta.

A rileggere ancora oggi le pagine dedicate all'Italia da un celebre viaggiatore inglese, Charles Burney, verso il 1770 - lo stesso anno in cui in Italia girava anche il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, senza che i due si siano incontrati - proviamo la stessa entusiasta orgogliosa commozione che provò il nostro, narrando l'attesa del suo arrivo a Napoli, 'capitale della musica'. 

La letteratura 'di viaggio' ci ha sempre affascinati, per la curiosità che necessariamente alimenta nel lettore. E, nei lunghi anni in cui abbiamo curato diverse riviste di musica o scritto su  giornali,  ne abbiamo fatto oggetto di ricerche, sia noi stessi   che rivolgendoci a collaboratori illustri, da De Seta, a Quirino Principe.
 E, non per caso, una ventina di anni fa avviammo la nostra collaborazione al quotidiano Il Giornale, durata poi oltre un decennio,  con un lungo articolo che a detta letteratura faceva esplicito riferimento, per una ricorrenza centenaria che, importante anche per la musica, ci sembrò passare inosservata.  Lo sbarco a Pechino di Padre Matteo Ricci, gesuita, il 24 gennaio 1601.  Il quale, a differenza di Marco Polo, che  aveva fatto conoscere all'Occidente la Cina,  fece conoscere ai cinesi la nostra civiltà, musica compresa, recando in regalo all'imperatore un clavicordo ( più che  un clavicembalo) del quale  si servì anche perdiffondere la dottrina cattolica in quella terra lontana,  ma che  letteralmente  ammaliò l'imperatore, facendoselo amico e  divenendone consigliere. 

Attilio Brilli che ora esce con l'ennesimo studio, documentatissimo come sempre, dedicato alla letteratura di viaggio,  che questa volta ha come protagoniste del Grand Tour le donne,  noi lo avvicinammo  telefonicamente  qualche anno fa, quando celebrammo con una singolare  iniziativa, su richiesta del sindaco di Sansepolcro, il millenario della fondazione della patria di Piero della Francesca.

 Commissionammo, per quell'occasione, a Salvatore Sciarrino un quartetto per archi ( il n.9  del suo catalogo quartettistico, dal titolo 'Ombre nel mattino di Piero') - da eseguire nella sala del Museo Civico,  ai piedi del capolavoro di Piero, la Resurrezione, e lo facemmo precedere da una  lettura-commemorazione di un testo che Brilli conosceva bene ed aveva pubblicato. Il racconto di un giovane capitano inglese il quale,  in procinto di bombardare Sansepolcro per fermare i tedeschi,  si ricordò che in quella cittadina - lo aveva letto su Huxley che  riferendosi alla Resurrezione l'aveva  dichiarata  ' la più bella pittura del mondo' - esisteva quel capolavoro e non poteva lui macchiarsi  del delitto di distruggerla. E così la Resurrezione salvò Sansepolcro dal bombardamento.

 Consultammo più volte Brilli che si mostrò  inizialmente molto gentile;  poi, senza rispondere più al telefono, sparì, senza spiegazione. Un incidente di 'percorso'. Pensammo allora alla stranezza della cosa,  e oggi, a distanza di anni, ci vien da dire che forse era improvvisamente 'partito' per un viaggio : a furia di raccontarne tanti, ma sempre di altri, quella volta  gli venne la voglia di compierne uno in prima persona senza preavviso. Dal quale ora, dobbiamo dedurre, è tornato.

 Comunque venimmo a capo, autonomamente, di quel testo, vi aggiungemmo qualche notizia più fresca, a seguito di ricerche che facemmo in prima persona, ma che non gli riferimmo, e quel testo,  fatto rivivere con trasporto e partecipazione 
da  Fabrizio Gifuni, fece commuovere tutti.

In quell'occasione scoprimmo come Brilli fosse un esperto di letteratura 'di viaggio', e che sull'argomento aveva già pubblicato  molti libri.
 Ora  per 'Il Mulino', esce l'ultimo suo studio, scritto con Simonetta Neri, corposo (ben 243 pagine al costo di 16 Euro,  dedicato alle 'donne viaggiatrici',  che a differenza dei colleghi maschi, vengono descritte come viaggiatrici curiose  ed autonome nello sguardo. Da loro si distinguevano perchè, come spiega Brilli, oltre la curiosità, ed il desiderio di conoscenza, a compiere tali viaggi le spingeva anche la ribellione allo stato in cui, ancora nel Settecento, erano tenute: casalinghe, intente ai lavori domestici, compresa la cura dei figli, e monogame.

Il testo di Brilli e Neri è ricchissimo e  costituisce , in tempi di segregazione forzata, causa Coronavirus, una  fantastica  apertura  al mondo.

Il volume si apre con il racconto di una ricca donna inglese, rimasta vedova, che sposa un cantante italiano e con lui compie un lungo viaggio in Italia (per sfuggire alle critiche: il cantate era insegnante di musica delle sue quattro figlie che Lei abbandonò),  che si concluse, solo quando la coppia aveva alleggerito (?) il patrimonio della  donna, che si chiamava Hester Lynch, già Thrale, il cantante consorte Gabriele Mario Piozzi; il loro viaggio ebbe inizio il 3 settembre 1784 e si concluse nel 1787.


CHI ERA
 Gabriele Mario Piozzi  ( da Wikipedia)





Suddito della Repubblica di Venezia, si recò in Inghilterra attorno al 1776. Musicista distinto compose numerosi brani di musica da camera alcuni dei quali vennero stampati. Ebbe successo come cantante lirico (tenore) e insegnante di musica vocale e strumentale (strumenti con tastiera). Amico di Charles Burney, in un ricevimento svoltosi nella casa di quest'ultimo ebbe modo di conoscere la colta Hester Lynch Thrale, moglie di Henry Thrale, un ricco produttore di birra; Gabriele Piozzi venne quindi assunto dai Thrale come insegnante di canto della loro giovane figlia Hester Maria, detta "Queeney". Dopo la morte di Henry Thrale (4 aprile 1781) Gabriele Piozzi e Hester Lynch Thrale si innamorarono e nel 1784 decisero di sposarsi. Alla decisione si opposero pressoché tutti i conoscenti di Hester Lynch Thrale: Samuel Johnson, per esempio, le scrisse in una lettera che quel matrimonio era vergognoso. Il matrimonio ebbe comunque luogo con il rito cattolico il 23 luglio 1784; seguì due giorni dopo l'analoga cerimonia col rito anglicano.
Dopo il matrimonio la coppia si recò in Italia dove si trattenne per un paio d'anni. Ritornò poi in Gran Bretagna. Gabriele Piozzi fu sofferente di gotta negli ultimi anni della sua vita e morì probabilmente di cancro, assistito dalla moglie, a Brynbella, nel Galles settentrionale. Dopo il matrimonio la moglie iniziò una intensa attività letteraria pubblicando le sue opere come Hester Lynch Piozzi; nelle lettere e nei diario di Hester Lynch non sono mai stati tuttavia rilevati segni di pentimento per il matrimonio con Gabriele Piozzi.



Hester Lynch, sposata Piozzi ( da Treccani)
Scrittrice inglese, nata a Bodwell (Carnawonshire) nel 1741, morta a Bachycraig (Flintshire) nel 1821. Figlia di John Salisbury, alla morte del padre fu maritata contro la propria volontà a Henry Thrale, un ricco birraio. Abile donna d'affari, aiutò il marito nella sua azienda e si rivelò ospite brillante. Priva di attrattive personali (era bassa e pingue), ebbe però un vivo fascino sociale, molta intelligenza e vivacità. Nella loro casa di campagna a Streatham, a circa 8 km. da Londra, i Thrale ospitarono una scelta cerchia letteraria; per molti anni S. Johnson rimase fedelmente un intimo della famiglia, che accompagnò in viaggi nel Galles (1774) e in Francia (1775). Mortole nel 1781 il marito, ella sposò tre anni dopo il musicista italiano Gabriele Piozzi, che era cattolico. Quest'unione produsse una rottura con il Johnson, e venne considerata dalla società inglese come una vera mésalliance; ma fu un matrimonio d'amore, che riuscì pienamente felice per i due coniugi. Per alcuni anni vissero in Italia, ma nel 1787 tornarono a Streatham, dove furono bene accolti dalla stessa società che prima li aveva respinti. Otto anni più tardi si ritirarono a Bachycraig e alla morte del Piozzi, la vedova adottò il proprio nipote. È fuori dubbio che l'amicizia della P. con il Johnson fu profonda e sincera, e che ella ottenne dallo scrittore confidenze di carattere intimo, quali il Boswell, con tutta la sua tenacia, non riuscì ad ottenere. Perciò gli Anecdotes on the late Samuel Johnson (1786), che la P. pubblicò e che furono seguiti da Letters of Samuel Johnson (1788), sono di grande valore e interesse e modificano, arricchendola, l'impressione che sulla personalità del Johnson ci ha lasciato il Boswell.

Bibl.: Autobiography, Letters and Remains of H. L. P., a cura di A. Haywood, voll. 2, Londra 1861.


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