Nell'omelia del Papa è risuonata la domanda posta da Gesù: "Perché
avete paura?" , nel Vangelo ( Matteo, 28,5 )che l'ha preceduta
Non
siamo autosufficienti, da soli affondiamo: abbiamo bisogno del
Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù
nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure,
perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a
bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio:
volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte.
Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita
non muore mai. Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra
tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la
speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste
ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per
risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora:
nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua
croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce
siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci
separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale
stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri,
sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta
l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi.
Abbracciare
la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le
contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il
nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla
creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa
trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi
chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di
solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la
speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le
misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e
custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco
la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.
Cari
fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di
Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per
l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del
mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo
scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di
Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai
cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e
siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della
tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi,
insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché
sappiamo che Tu hai cura di noi”.
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