venerdì 13 marzo 2020

Coronavirus. E' questa l'Europa solidale? E se domani avessero bisogno di prodotti ed esperienza italiani per combattere il virus arrivato nelle loro nazioni? (da LA STAMPA, di Marco Bredolin)

 La Commissione europea è pronta a lanciare una procedura di infrazione con iter accelerato nei confronti della Germania per il blocco all’export delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione. L’avvertimento di Bruxelles è arrivato in modo netto: se non verrà modificata la normativa presa dal governo per l’emergenza coronavirus, l’Ue avvierà un procedimento immediato contro Berlino. E lo stesso potrebbe fare con i governi di Bulgaria, Repubblica Ceca e Polonia, che hanno adottato provvedimenti simili nonostante le necessità italiane. 


È invece atteso un chiarimento della Francia, che nei giorni scorsi aveva deciso di requisire tutto il materiale sul territorio nazionale: Parigi dovrebbe assicurare che non ci sarà alcuna restrizione all’export. Berlino ha notificato la scorsa settimana a Bruxelles il provvedimento che introduce il divieto di export dei dispositivi di protezione: guanti, mascherine, occhiali, tute. All’inizio di questa settimana la Commissione ha fatto pressing sul governo tedesco per convincerlo a modificare la legge, introducendo delle eccezioni. 

Una prima risposta è arrivata: la Germania ha inserito una deroga minima per gli ordini dall’Europa che sono saranno però soggetti all’autorizzazione del governo centrale, ma nel frattempo il mercato nazionale rimane libero. E dunque chiunque può fare scorte di materiale pur non avendone bisogno. Per questo la Commissione ha detto che non basta e ha chiesto di modificare ulteriormente la legge, in modo da dare priorità alle richieste che arrivano dal meccanismo di protezione civile europeo. 

Diverso è il caso della Francia, dove - a quanto risulta - non è stato adottato un vero e proprio bando all’export, anche se nei fatti potrebbe verificarsi come effetto collaterale delle misure prese. Parigi ha deciso di confiscare tutto il materiale di protezione, impedendo così ai produttori la libera vendita. 

Questo ovviamente potrebbe causare un blocco dell’export, ma ora Bruxelles ha chiesto al governo di specificare che - in caso di necessità - il materiale (di fatto gestito dallo Stato) potrà andare verso i Paesi che ne hanno bisogno senza alcuna restrizione. Il dossier è nelle mani del commissario francese Thierry Breton (Mercato Interno), che in questi giorni ha più volte consultato i vertici delle principali imprese europee che producono i dispositivi di protezione. Materiale utile al personale ospedaliero, ma che non rientra nell’ambito sanitario perché di fatto viene considerato nella categoria della sicurezza sul lavoro. E dunque viene gestito nell’ambito delle normative sul Mercato Interno. 

Breton si è informato per cercare di capire la capacità produttiva dell’industria, le possibilità di un incremento della produzione e il funzionamento delle catene di distribuzione. Si stima che presto tutti i Paesi europei potrebbero averne bisogno, ma al momento è l’Italia che ha la maggiore necessità e dunque tutti si cerca di orientare il mercato in questa direzione. Poi, eventualmente, si cambierà. 

Chi ha assistito alla riunione di giovedì tra i ministri della Salute racconta di una sfuriata di Breton nei confronti degli altri governi: “Non avete ancora capito che oggi tocca all’Italia, ma domani potrebbe toccare a voi. E dunque in questo momento è doveroso aiutare chi ha bisogno” avrebbe detto il commissario, che ha istituito una cellula di crisi con i suoi uffici per seguire l’evolversi della situazione.

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