E’ la stampa, bellezza!
La critica non c’è più. E i critici, tutti disoccupati, non sanno come riciclarsi, perché non tutti possono
andare a fare gli addetti stampa di enti e istituzioni, come ambirebbero e dove finalmente
guadagnerebbero il necessario per vivere ed anche il superfluo per togliersi qualche sfizio. Molti gli
aspiranti, pochissimi gli eletti.
In realtà la critica, in parte s’è affossata da sola, e in parte l’ha affossata la vita musicale di oggi tanto
diversa da quella di un tempo, quando i critici una funzione l’avevano. In occasione di nuove opere
(ma allora la vita musicale era praticamente fatta di continue novità), spettava a loro spiegare ai lettori
cosa bisognava attendersi, ed al pubblico interessato a riflettere, suggerire, a cose avvenute, qualche
riflessione tecnica e critica. Lo facevano non solo i critici di professione, ma anche grandi musicisti
che all’attività di compositore univano anche una seconda, amatoriale, di straordinari chiosatori.
Oggi
il critico non serve più innanzitutto perché negli ultimi tempi è stato solo autoreferenziale, ha scritto
solo di ciò che gli interessava, senza darsi mai pena di soddisfare le legittime curiosità del pubblico;
ma non serve più anche perché a scrivere dell’ennesima sinfonia di Beethoven eseguita da tizio o caio
si dovrebbero essere stufati loro stessi e il pubblico non ha tempo nè voglia e neppure interesse a
seguirli su questo cammino.
Ci sarebbero, beninteso, altri campi in cui i critici potrebbe agire, quando non siano collusi con le
istituzioni che dovrebbero guardare a vista, come lo sono in tanti. Ad esempio quello della politica
culturale; ma in questo caso i critici, avendo fatto solenne giuramento di obiettività e moralità assolute,
non si esprimono mai, neppure quando si trovano di fronte ad ingiustizie davvero macroscopiche
(come per la punizione inferta dal Ministero alla Verdi di Milano, con il taglio dei viveri!), intendono
fare un’eccezione alla loro consegna dell’obiettività e moralità.
Obiettività moralità ed equidistanza
che anche la società civile invoca, quando le viene richiesto di schierarsi a favore della critica in
pericolo di vita (P.A.)
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