martedì 20 settembre 2016

Salone del LIbro Milano -Torino o Torino - Milano, addio. Ognuno a suo modo farà guerra al libro

Noi avevamo scommesso, osando e contro ogni nostra fondatissima convinzione, che, per una volta,  Franceschini, il 'mezzodisastro' del governo italiano, l'avrebbe avuta vinta con la sua proposta riappacificatrice ai due fronti, milanese e torinese, sul futuro della mostra del libro in Italia.
 Ieri la  rappresentante dell'AIE - gli editori con i soldi che vogliono fare la 'loro' festa del ( al ) Libro a Rho,  nella Fiera di Milano - ha voluto smentire le voci di una rottura delle trattative  fra i due fronti; e sembrava convincente, quando negava ogni credibilità alle rivelazioni giornalistiche.
 Il gruppo di lavoro (tavolo, si direbbe nel gergo sindacal politico) istituito per trattare la faccenda era costituito da Gorgani ( per l'AIE, i milanesi per essere chiari), da Bray (presidente in pectore della Fondazione del libro torinese), e dai due emissari/rappresentanti dei ministeri  interessati ( MIBAC e MIUR) rispettivamente Rummo e Colasanti. Insomma tre contro una e i tre si son fatto fregare. Almeno a leggere i soli titoli dei giornali di questa mattina dagli schermi televisivi.
 E se decisione c'è stata, contro la proposta del ministro,  questa ci fa capire ancora una volta quanto Franceschini, oltre che a sparare  successi su successi non suoi, ed a presenziare a inaugurazioni e convegni, non conti un tubo proprio nei settori che riguardano direttamente il suo dicastero, e non abbia alcun peso politico - ce l'ha più sua moglie nell'aula consigliare del Comune di Roma, nella fossa dei feroci pentastellati che non le mettono paura, e, nonostante i denti affilati lei continui a sbraitare.
 Stesso discorso si può fare anche per la Giannini che, nel bel mezzo delle polemiche sui trasferimenti degli insegnanti immessi in ruolo, e sugli inizi disastrosi del nuovo anno scolastico ( dal costo dei libri, alle polemiche su alcuni casi particolari, alle sedi scolastiche non a norma o inagibili e bisognosi di lavori urgenti di messa in sicurezza, alle cattedre ancora scoperte) mette a tacere tutto, riportando l'attenzione su questioni irrilevanti alle quali ricorrono tutti i ministri nel suo dicastero ogni volta che desiderano alzare polveroni: riforma dell'esame di maturità,  giudizi espressi con lettere e non più con i voti nella scuola dell'obbligo ( si dovrebbe scrivere: italiano A, matematica C, Scienze B, Giannini D, che equivale a 'insufficiente') modifica dei criteri di formazione delle commissioni d'esame ecc.... Anche la Giannini, che con il mondo dell'editoria dovrebbe avere a che fare, se non altro per il vasto mercato dei libri scolastici, conta nulla e si vede.
 Insomma in questa partita a quattro, si è arrivati al paradosso che  i tre dell'ala torinese perdono contro l'unica rappresentante di quella milanese, quantomeno non riescono a convincerla su nulla. E fu rottura.
 In questo bailamme di confusioni ed impotenze evidenti,  su una altro tavolo la Lorenzin gioca alle 'figurine' sulla faccenda della 'fertilità' sulla quale, dopo le polemiche della sua insulsa campagna, ha cambiato linea, anzi figurina.

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