Ultima delle tournée decantate anche per il loro velocissimo svolgimento - 'cinque concerti in cinque giorni', dettano gongolanti gli uffici stampa - quella della Filarmonica della Scala, guidata da Chailly che si appresta a partire la prossima settimana e che dal 24 settembre a 2 ottobre toccherà 8 città in nove giorni, sei delle quali in Germania , con la sola eccezione del Lussemburgo, le ultime due a Vienna e Parigi. In particolare: Essen, il 24, Dortmund il 25, Lussemburgo il 26, ad Amburgo il 28, Colonia il 29 e Baden Baden il 30. Poi Vienna, il 1 ottobre, e Parigi, il 2. E basta!
Va detto che le città tedesche, in parte, non sono lontanissime e forse tra alcune di esse c'è la stessa distanza che serve a coprire l'intero raccordo anulare a Roma, e dunque qualche spostamento non sarà così faticoso. Ma le tournée non considerano sempre la distanza, né possono prendere in considerazione l'eventuale stanchezza degli strumentisti.
Non gridiamo: al lupo al lupo! solo oggi, mentre non lo abbiamo fatto in occasioni analoghe in anni passati, come quando, invitati dall'Accademia di Santa Cecilia, seguimmo la tournée dell'Orchestra romana con Pappano da Lucerna a Linz passando per Vienna, con spostamenti in aereo o in pullman.
Come ieri anche oggi ci domandiamo perché sottoporre a questo tour de force le orchestre; quali sono i vantaggi che ne traggono, e quale il rendimento in simili trasferte 'col turbo'; ma anche quali i costi?
Diciamo che solitamente queste tournée rendono poco o nulla in termini economici, anzi nella migliore delle ipotesi, con uno sponsor in aiuto, si coprono le spese, ma solo se si corre, perché se si imprimono ritmi più umani i costui diventano insostenibili.
Quali vantaggi allora traggono le orchestre a viaggiare e suonare alla velocità della luce? Farsi ascoltare nei luoghi lontani dalla loro abituale residenza, vuol dire farsi ascoltare nella condizioni migliori? No, certamente. Perchè se è vero che molti direttori malvolentieri dicono di passare da una orchestra ad un'altra - a meno che non si tratti dei Berliner o dei Wiener che suonano anche ad occhi chiusi e perfino 'a dispetto' del direttore di turno - accampando la scusa che passando da un'orchestra ad un'altra non si stabilisce quel feeling necessario alla buona resa di un concerto, feeling che invece si ha con la 'propria' orchestra, un analogo discorso dovrebbe ripetersi per il passaggio da un auditorium ad un altro, a distanza di poche ore fra l'uno e l'altro. Dunque, sotto questo profilo, le orchestre in tournée non rendono al meglio: vox populi.
E quali sono i costi di simili tournée? Enormi se rapportati alla 'toccata e fuga'. E maggiori quanto più provinciale è l'istituzione che invita. Ma quanto costano, con più precisione? Tantissimo comunque. Non sappiamo, cifre alla mano, di questa tournée dell'orchestra milanese.
Ma sui giornali nelle passate settimane abbiamo letto della trasferta dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, diretta da Pappano, a Caserta, nel cortile della reggia borbonica, che il governatore De Luca, novello 'barbone' salernitano, ha voluto a tutti i costi: quasi due milioni di Euro per due concerti, considerando naturalmente anche le spese di allestimento del cortile della reggia; posti disponibili 1000 circa a sera; costo per spettatore: 1000 Euro.
Fu vera gloria? E, soprattutto, fu buona e utile spesa? Senza attendere i posteri e la loro sentenza: No!
Lo stesso discorso si potrebbe e dovrebbe fare anche a proposito di cantanti e strumentisti, i primi dei quali, specie se di gran fama, vivono più in aereo che in sala prove. E, infine, ripensare anche ai costi che oggi sono, nonostante la crisi e qualche misura calmieratrice introdotta, sono ancora esosi e fuori misura.
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