Finalmente il segno dell'esistenza del nostro ministro della cultura è arrivato. Proveniente dal mondo che per altre ragioni- ma non sappiamo con quali fortune - gli è familiare, quello dei libri, essendo egli scrittore, cioè autore di romanzi ed anche di pamphlet di carattere politico, per Garzanti - ci pare.
Allora, agli editori, ormai in due fazioni, una delle quali, la più potente economicamente vorrebbe espropriare l'altra, meno ricca ma più motivata, ed alla quale si deve sicuramente gran parte del successo del Salone del Libro di Torino che è una fiera di/per lettori, più che per gli editori, ai quali tuttavia benefici conseguenti arrivano pure, il ministro ha fatto una proposta.
Franceschini ha tirato fuori dal cilindro della sua testolina, la colomba picassiana con in bocca il ramoscello di pace che ha inviato a Torino ed a Milano. Chissà se gli apparentemente irriducibili della fazione dei grossi editori vorranno cogliere l'invito a far pace con gli altri rimasti fuori, per lavorare insieme per la causa del libro che vive stagioni tragiche in Italia, essendo il nostro paese agli ultimi posti negli indici di lettura e di acquisto di libri per abitante. Anch se andrebbe fatta qualche riflssione sui nuovi canali di vendita, dei quali forse gli editori, d'accordo con l'edicola, non considerano - nei conti- i benefici. In edicola si vendono libro senza sosta; a tale canale di vendita si deva anche aggiungere quello del libro elettronico. Certo fanno fatica i nuovi libri, ma forse andrebbe limitata ab origine (dagli editori, cioè) il numero delle uscite, che in Italia sembra esorbitante.
Torino continui a fare il salone di sempre, senza imbrogli né sperperi e neppure costi esorbitanti, ma con meno ideologia - inutile dire quale: di sinistra avanzata - mentre Milano si adoperi per aggiornare le tecniche commerciali: si rivolga insomma agli omologhi stranieri che comunque possono rappresentare, specie per certi classici, un affare editoriale.
C'è chi nutre qualche dubbio, ma anche chi dice che la stessa cooperazione fra le due città, nel caso del festival musicale Mito, possa, mutatis mutandis, offrire qualche suggerimento. Nel giro di una decina di giorni le due fazioni, soprattutto quella milanese, daranno una risposta al ministro, che, finalmente, ci ha dato un segno della sua esistenza.
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