Non era passata neanche un'ora quando dalla premiazione veneziana, piena di mestizia quasi il funerale del cinema, alla Biennale Cinema, andata in onda su Rai Movie, si è passati, su un altro canale Rai, Rai 5, a cura di Rai Cultura, alla premiazione del Campiello, ancora veneziana, ospitata nel Teatro La Fenice.
'Viva Rai Cultura, Viva Rai 5' è stato il grido liberatorio con il quale Geppy Cucciari ha chiuso la diretta televisiva, affidata da alcuni anni, dopo l'esperienza con Bruno Vespa, a lei ed a Neri Marcorè. Ambedue sbarcati a Venezia direttamente da Rai3, dove per anni hanno presentato una rubrica di libri che vedeva coinvolti i nostri studenti delle scuole superiori e che forse continua ancora.
Tutti gli anni di frequentazione libraria non sono bastati alla Cucciari per venire capo della pronuncia esatta di una delle finaliste del premio, la nota scrittrice e giornalista Elisabetta Rasy, che Geppy e solo Geppy pronuncia sbagliando clamorosamente l'accento sul cognome che per per lei si pronuncia: Ràsy.
Su cinque finalisti in tutto, è mai possibile che non si sia informata sulla pronuncia dei nomi , tutti italiani, nel caso particolare sulla posizione dell'accento? Non solo possibile, è tragicamente accaduto nel corso della diretta televisiva di premiazione del premio letterario che ha come principali giurati la vasta platea di lettori (quasi 300), i quali sicuramente sanno come pronunciare il nome della scrittrice, che la presentatrice non sa, perché i libri li leggono e dei rispettivi autori conoscono anche la pronuncia dei loro nomi.
Perchè allora la Cucciari è così tragicamente 'ingeppata' su un accento?
La ragione non è difficile da capire. Cucciari e Marcorè credono di dover fare sempre se stessi, i buffoni o gli spiritosi, certi e pienamente convinti che i libri da soli non 'tirano'. Eppure, se hanno frequentato quel mondo (dei libri) se non da lettori, da divulgatori - diciamo così - si dovrebbero essere accorti che a parlare di libri non servono continue spiritosaggini, battute da bar sport, bastano gli autori, opportunamente chiamati in causa, perchè sempre più interessanti dei rispettivi divulgatori.
Del resto, le recenti polemiche sul Salone di Torino che hanno visto schierati accanto ai piccoli editori gli autori, i veri protagonisti della scrittura, e il successo dei vari festival letterari che negli autori hanno le star riconosciute - non i presentatori! - avrebbero dovuto indurre la coppia televisiva a far parlare gli autori.
A chi frega vedere la premiata coppia Rutelli-Palombelli o ascoltare sul loro conto battutacce da avanspettacolo? Perchè nessuno osa dirglielo ai due presentatori che, invece, sono convinti che il loro tono divertito sia lo zuccherino più adatto a far ingoiare un libro? Si sono mai i due dedicati a conoscere se quel loro stile fa bene o male ai lettori, se riesce a conquistarne di nuovi, oppure infastidisce anche quelli incalliti?
Si è passati così, sempre a Venezia, da una canale all'altro Rai, per assistere, prima ad un funerale e poi ad un concorso di comici battutisti. Salvo quando la Geppy ( vorremmo storpiare anche noi il suo nome, ma sulla nostra tastiera del computer non riusciamo a mettere l'accento sulla y) ha fatto il suo predicozzo 'femminista', e Marcorè il canzonettatore, come si usa intrattenere gli amici, dopo aver bevuto qualche bicchiere.
Per fortuna che i libri - quei pochi che si vendono in Italia - si vendono a prescindere dalla Cucciari e Marcorè ed anche dal Premio Campiello, vinto quest'anno da Simona Vinci , seconda Elisabetta Rasy (con l'accento sulla y).
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