Già nei giorni scorsi abbiamo parlato del caso del giovanissimo direttore nato in Inghilterra, da genitori di origine indiana, che a 26 anni assume l'incarico triennale di direttore principale dell'orchestra parmense, succedendo a Franesco Lanzillotta, non giovanissimo di età ma di carriera invece sì.
Oggi la lettura dell'entusiasta biografia tracciata da un quotidiano ( Repubblica, a firma Giuseppe Videtti) ci costringe a qualche riflessione di segno opposto.
Noi non siamo contro i giovani direttori perché giovani, anche se proprio la loro giovane età in un mestiere così complesso come quello del direttore d'orchestra non può non impensierirci; come già ci hanno impensierito, in anni recenti, gli sbarchi, non ancora esauriti, italiani e non solo italiani, dei giovani direttori venezuelani che non hanno sempre brillato come si pretendeva dalla loro giovane età.
I giovani direttori si sono sempre difesi così. Se ti si presenta una opportunità perchè rifiutarla? Hanno ragione. Ma ha ragione anche chi dice che, a differenza di altri campi creativi, come nelle arti visive o della scrittura, quando gli énfant prodige sono capaci di grandi exploit anche in giovanissima età, un direttore d'orchestra giovane, con tutta la sensibilità che gli si può riconoscere ed anche la genialità, ha comunque molte cose da imparare ancora, dalla tradizione e soprattutto dall' esperienza. Ed è in fondo quello che tanti direttori, che pure hanno esordito giovanissimi, oggi hanno accusato vedendo questa passerella giovanilistica sempre più affollata. Lo ha fatto notare Muti, lo fece anche Maazel.
Se uno obietta che un giovane direttore, come quello di cui ci stiamo occupando, e cioè Alpesh Chauhan, dirigerà fra breve la London Symphony potrà ben dirigere la Toscanini di Parma, gli rispondiamo subito che si sbaglia di grosso, perchè il paragone non tiene.
Innanzitutto perchè dirigere la London non è come dirigere la Toscanini, poi perché la Toscanini non è la London Symphony, ed infine che se alla London Symphony, comunque vadano le cose, non potrà mai nuocere, alla Toscanini è più facile che possa nuocere; e che, comunque, è purtroppo assai probabile che non le faccia fare un solo passo avanti nella crescita qualitativa. In virtù del fatto che gli manca quell'esperienza che si fa sul campo e la conoscenza della tradizione direttoriale capace di far progredire un'orchestra. Alla fine è più facile che la Toscanini giovi a Chauhan, per farsi l'esperienza indispensabile al mestiere del direttore, piuttosto che il contrario.
E allora perché vantarsi del suo arrivo e addirittura del fatto che lo si è strappato ad una fondazione lirica che lo avrebbe voluto a tutti i costi - che matti ! - nonostante che egli non sia ancora mai entrato nella buca di un teatro? Soltanto perché è tanto giovane e dunque da esibire come un fenomeno da baraccone, che è la stessa ragione per cui lo invitano anche le grandi orchestre, le quali però, terminato il concerto, quale che sia stato l'esito, si scrollano di dosso tutto e voltano pagina senza perdere un solo milligrammo del loro peso qualitativo specifico. Mentre la Toscanini, che non ne ha da vendere, invece, forse non è neppure capace di conservare quel tanto che ha faticosamente raggiunto nel tempo.
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