La Aspesi che, a Venezia , nelle giornate della Mostra del cinema c'è andata per vedere i film in concorso ed anche per una breve vacanza, è forse l'unica a non aver visto le due 'patate' una in rosso e l'altra in arancione che sfilavano sul red carpet; e perciò, quando dal parrucchiere - che certamente non è nella Chinatown milanese - le hanno chiesto delle 'patate' veneziane, è caduta dalle nuvole. E, non avendo letto i giornali a Venezia - dove risiedeva non aveva edicole a portata di mano - non sapeva neppure di quali 'patate' le domandassero, anzi sì è dovuta far spiegare e raccontare per filo e per segno la marcia trionfale delle patate sul red carpet, di cui le sue interlocutrici sapevano tutto, anche nome e cognome- delle patate? - e ne ha riferito ieri in un corsivo.
Sempre ieri, una trasmissione delle reti berlusconiane ha creduto necessario inserire, tra una storia lacrimevole e l'altra, in seguito al clamore suscitato dall'episodio veneziano e dal corsivo della Aspesi, la cronistoria delle patate trionfatrici, con qualche punta di ironia, sulla Aspesi, l'unica in Italia a non sapere dell'accaduto a Venezia.
Fuor di metafora, le patate che hanno sfilato a Venezia, non sono quel ricco e saporito tubero importato in Italia da Colombo, che si può gustare in tutte le salse, ed anche al naturale, bensì quel 'frutto' femminile proibito che nei secoli s'è guadagnato una sfilza di nomi fantasiosi, e che i veli rosso o arancione delle signorine hanno svelato agli occhi dei presenti.
La Aspesi, innocente, si chiede con grande meraviglia come mai nessuna delle frequentatrici del suo parrucchiere, e noi immaginiamo anche nessuna delle signore milanesi che Lei solitamente frequenta, le abbiano chiesto dei film, e neanche di quello che ha vinto il 'Leone d'oro'.
Noi, modestamente, una spiegazione possiamo fornirgliela, se lo desidera; sempre che da noi l'accetti. Ed è semplice.
I film, specie se non commerciali, non contano un tubo, non fanno notizia - lo fanno nei giornali ma solo durante la mostra, poi niente più - non importano a nessuno, come non importa a nessuno quanto avviene nel mondo della arti ed in quello dello spettacolo dal vivo - pensiamo alla musica, al teatro.
E i giornali, consci del mutamento, lo registrano ed assecondano, senza reagire. Negli ultimi giorni ha fatto clamore l'arrivo in Italia, a Parma, di un direttore giovane, di appena 26 anni, nient'altro. L'età è la notizia, nessuna sostanza.
Un novità in teatro o all'opera passa inosservata se non ci infilano dentro qualche scandaletto, di carattere sessuale ( ad esempio un nudo, esattamente come a Venezia le due patate in bella mostra sul red carpet) e perciò autori e registi, fattisi furbi, si adeguano.
Altro non c'è da dire.
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