Il Teatro romano di Verona avrà nei prossimi giorni la vasta platea ricoperta di ghiaccio per ospitare uno spettacolo di pattinaggio. E Montanari, oggi su Repubblica, giustamente grida allo scandalo, indicando anche un colpevole, l'unico colpevole possibile, nel sindaco Tosi, noto con il soprannome di 'barbaro'. E lo scempio è maggiore se, come fa pesare Montanari, il Teatro romano era stato richiesto negli stessi giorni anche per un'altra manifestazione che certamente non avrebbe oltraggiato la bellezza del luogo. Ma dai barbari che t'aspetti?
Montanari - non sappiamo cosa facesse all'epoca del fatto che stiamo per riferire - avrebbe dovuto ricordare nel suo articolo di denuncia che Tosi ed il suo sodale Girondini, allora sovrintendente dell'Arena, ospitarono pochi anni fa, ma nel grande anfiteatro tempio della lirica, l'Arena, una squallidissima serata di pattinaggio artistico, a favore delle telecamere RAI, in cui, oltraggio su oltraggio, si ascoltavano le musiche di Traviata , ma non il brindisi bensì il tesissimo straziante 'preludio', ad esempio, e la pattinatrice di turno svolazzava felice e contenta.
Dopo simili oltraggi i responsabili andrebbero processati per direttissima e chiusi dietro le sbarre, perchè non facciano altri danni. Come ne ha già promesso un altro, ancora Tosi che vuol coprire l'Arena per utilizzarne l'enorme storico spazio, tutto l'anno, e per qualsivoglia porcheria, anche quando piove o tira vento.
Salvo scoprire poi che, nonostante la vastità della platea, 13.000 posti circa, l'Arena di Verona è in perenne deficit e che poco ci è mancato nei mesi scorsi che chiudesse per fallimento.
Un successone, dunque, anche per Tosi.
P.S. Il portavoce di Tosi il 'barbaro' ha fatto sapere, a mezzo stampa, che il Comune di Verona ci ha preso quasi 20.000 Euro per l'affitto del Teatro romano. Certo, tre volte quanto il Comune di Roma prende per affittare Piazza del Popolo ( 7.000 Euro circa), ma pur sempre una miseria.
Gli affitti bassi e vergognosi di tanti luoghi storici fanno, ancora una volta, capire la scarsa considerazione in cui noi teniamo questi monumenti e, di conseguenza, lo scarso valore che gli attribuiamo nella commercializzazione.
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