In questi giorni in cui l'argomento 'corruzione all'Università' è stato denunciato anche da Cantone, è venuto alla luce una serie di fatti a riguardo.
Innanzitutto che, nel bailamme esistente, i nostri migliori studenti, sono fra i migliori in assoluto fra quelli usciti dalle nostre, come da tutte le altre università. Tanto che, quando inviano il loro curriculum alle università straniere, queste non perdono tempo, subito li convocano per accaparrarseli.
Dunque delle nostre migliori risorse umane nella ricerca e nello studio beneficiano sopratutto gli altri paesi, mentre non avviene in egual misura il cammino inverso e cioè che in Italia vengano assunte le migliori menti straniere. Perchè in Italia alle menti, le migliori, non si presta la dovuta attenzione, non ritenendole preziose per il futuro del paese. Infatti la ricerca in Italia langue, è sempre senza fondi, e un brillante studente italiano, se non per ragioni strettamente familiari o perchè non sa stare senza spaghetti e pomodoro fatti dalla mamma, appena laureato vola all'estero, ove viene apprezzato a dovere e meglio pagato. E dove sa che, a parte gli spaghetti con il pomodoro, farà quasi certamente carriera in base alle sue capacità al suo impegno ed ai risultati delle sue ricerche.
In Italia no.
Tutto questo era già noto e da tempo. Ma non riesce a smuovere le acque per nessuna ragione.
Perchè, si chiede Cantone, aggiungendo come si dice il 'carico da dieci' con l'ennesima sua denuncia?
Perchè in Italia nelle università, senza eccezione, sembra che non ve ne sia neppure una virtuosa, c'è corruzione. In che senso vien da chiedere?
Perché i ricercatori giovani ma brillanti, se restano in Italia ed hanno l'occasione di essere inseriti nell'Università, sebbene cosa rara, sono pagati malamente e la carriera, per farla, devono attendere che ci siano stravolgimenti terraquei o ecatombi.
Perchè per arrivare all'Università ci sono concorsi, ma di concorsi regolari forse nessuno. Ogni volta che se ne bandisce uno si sa già, preventivamente, chi ne sarà il vincitore, anzi qualche volta il concorso viene bandito proprio per quel candidato. Perché tanto potere a chi bandisce il concorso? Perché nelle Università italiane, senza eccezione - lo ripetiamo perché vorremmo che fosse chiaro - il familismno è di casa. E non potrebbe essere altrimenti, Se su oltre 60.000 docenti delle nostre università, il 10% circa, e cioè più o meno 6.000, hanno cognomi ricorrenti fra i docenti universitari. Che vuol dire che l'Università, una volta che un professore ha raggiunto il traguardo di insegnarvi, se acquisisce un certo potere ci porta dentro anche mogli, figli, amanti. Ecco dove l'ingranaggio del merito si blocca producendo tutto il male che conosciamo.
Anni fa, per curiosità personale, abbiamo spulciato - può farlo chiunque, tali atti si trovano in rete - fra gli atti di una commissione preposta ad esaminare i titoli di candidati ad una cattedra, in ambito musicologico. I candidati erano tre o quattro, uno di questi era strettamente imparentato con un musicista noto e potente. E la commissione composta da professori tutti competenti, ma istruiti e addomesticati per far vincere magari anche qualche altro, ma prima degli altri il candidato imparentato al noto musicista. Che è quel che accadde. Il presidente della Commissione fu, l'anno immediatamente seguente, premiato con una lauta ricompensa a seguito di conferenza. Lauta, anzi lautissima. Come per dire: grazie, non voglio avere più nulla a che fare con te, anche per evitare che qualcuno scopra l'imbroglio. Non non ci siamo mai nè visti nè parlati nè accordati.
Abbiamo visto le carte e lette le relazioni dei singoli commissari esaminatori. Alcune di dette relazioni sono imbarazzanti, perché costringono gli estensori ad arrampicarsi sugli specchi per dar peso a pubblicazioni ed attività che tanto peso, in diversa situazione, non avrebbero potuto meritare. A noi è venuto anche in testa il dubbio che qualche pubblicazione abbia avuto come autore effettivo il noto musicista, e pubblicato poi con il nome del congiunto.
In seguito ci capitò di parlarne con un membro di quella famigerata commissione ed alla nostra sottolineatura dell'evidente imbroglio, la risposta fu: c'era di peggio!
Sì di peggio c'è sempre qualcosa o qualcuno, perchè il peggio - come dice la sapienza popolare - non è mai morto.
Vogliamo dire anche di tanti cosiddetti 'professori' chiamati ad insegnare dal rettore o dal professore amico, per chiara fama, quando invece andrebbero messi dietro le sbarre, piuttosto che dietro una cattedra, perchè vanno ad insegnare materie riguardanti campi nei quali hanno fatto disastri. Uno di questi campi, alla moda, è quello della 'economia della cultura' che vede tanti cultori, molte volte inquisiti, proprio per questo loro mestiere. Che vanno ad insegnare allora? Come si può fottere anche nell'amministrare i pochi soldi che circolano nel mondo dell cultura?
Quante altre volte ci è capitato di leggere negli ordinamenti scolastici dei Conservatori, materie del tipo 'tecniche della comunicazione' affidate ad insegnanti che forse non hanno mai scritto una riga, anche perché non sarebbero stati in grado di scriverla. E ciò accade per gli ordinamenti dei corsi superiori post diploma, quelli di livello 'universitario' dei nostri Conservatori. Chiaro?
E poi ci sono gli infiniti casi di coloro che vanno ad insegnare all'Università solo perchè occupano un posto di responsabilità in campo amministrativo , ma nello steso distretto cui appartiene anche l'Università, dove magari sono arrivati secondo le modalità - vigenti anche fuori dalle Università - denunciate da Cantone. Perchè tutto il mondo è paese.
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