Sono in molti a non capire le ragioni della riforma che Sangiuliano ed il suo fido scudiero Mazzi vanno preparando per la governance delle Fondazioni liriche. A gran voce quasi all'unanimità, i sindaci di città sedi di Fondazioni liriche chiedono un incontro urgente al ministro, perchè dichiarano - con cognizione di causa- che la riforma di cui si parla è un ritorno al passato per le fondazioni liriche , con il ripristino dei CdA, eliminando gli organismi attuali detti CdI, e soprattutto modificando la loro composizione, con l'aumento del numero dei membri- fino a 7, e di quelli designati dal Governo da 1 a 2. La logica che sottende questa scelta è che lo Stato finanzia le Fondazioni liriche con 200 milioni circa ogni anno, mentre gli introiti da enti del territorio raggiungono una cifra poco sopra i 100 milioni.
Dunque Sangiulinao vuole il doppio di rappresentanti perchè dà il doppio di soldi di Comune Regione ecc... E' la logica dei soci privati che a seconda della loro partecipazione indetti enti chiedono posti nei consigli di amministrazione. Ma Sangiuliano non è un socio privato, né tira fuori di tasca sua i dolti.
Sangiuliano è un ministro di passaggio dal dicastero della Cultura, i soldi sono pubblici, e le fondazioni , infine, sono realtà che non possono essere giudicate alla stregua di aziende che come fine principale hanno il ritorno economico.
LO Stato, e il ministero di Sangiuylinao, devono vigilare sull'uso che si fa dei soldi, chiedere conto agli amministratori che lui stesso ha designato in quota e semmai ricorrere a provvedimenti drastici se i conti non tornano o dei soldi si sono fatti usi impropri. Questo può fare, anzi DEVE fare, non commissariare di fatto tutte le fondazioni riportandole sotto la giurisdizione diretta del Ministero.
I sindaci hanno fatto notare una incongruenza non di poco conto. Il Governo vuole fare approvare la Autonomia differenziata e poi vuole riportare la gestione di alcuni enti, come i teatri, radicati nei territori, sotto l'alata opprimente del ministero.
Non c'è altra ragione che giustifiche tale riforma se non quella di comandare dappertutto ed assegnare le poltrone relative ai propri fedelissimi.
Quanto poi al continuo riferimento ai guai del Maggio Fiorentino, Sangiuliano non dimentichi che dopo una buona amministrazione - quella della buonanima di Cristiano Chiarot, di cui si sono perse le tracce - fu Nastasi - lo conosce ministro, vero? - a fare il disastro, d'accordo con Nardella. Ambedue portarono a Firenze Pereira, l'ultimo a disastrare le finanze del Maggio.
Ora è stato messo Fuortes che, al di là di certi svarioni culturali, è certamente un buon amministratore ed ambirà prima di ogni altro obiettivo, mettere ordine nei conti, salvo poi lasciare il Maggio nella mani di qualche altro inviato dal Ministero che creerà altri guai.
Prendiamo l'esempio della Scala, che certamente è ben amministrata dall'attuale CdI (dove siede su nomina del predecessore di Sangiuliano, Franceschini, l'attuale signora Bulgari, Maite Carpio, moglie di Paolo Bulgari, della quale nessuna notizia è pervenuta in merito alla sua permanenza, ora in scadenza) e dove Sangiuliano è riuscito a mettere a segno il primo colpo della ventilata riforma, la nomina di Ortombina, e domandiamoci perchè dovrebbe cambiare la formazione del CdI, la sua composizione interna e il peso della presenza dei componenti di nomina ministeriale. Per quale ragione, se a Milano sanno ben amministrare?
Quanto poi a Mazzi, un consiglio vogliamo darlo noi a Sangiuliano : lo rimandi a Sanremo, dove eventuali danni per la sua presenza sarebbero limitati rispetto a quelli che ogni giorno sembra voler produrre nel sistema 'cultura' in Italia, per assecondare la sete di potere del Governo Meloni, mai appagata, e per nessun altra ragione.
Nessun commento:
Posta un commento