La complessità e le sfide politiche dietro la nomina del nuovo sovrintendente per il teatro di Milano, che sembra trasformare la vicenda in una (spiacevole) commedia
Forse non avevamo capito, sembrava tutto scritto. Beppe Sala, preso atto della contrarietà del ministro Sangiuliano a una proroga del mandato a Dominique Meyer, sovrintendente francese prossimo ai 70 anni, aveva portato in consiglio il nome di Fortunato Ortombina, oggi sovrintendente e direttore artistico alla Fenice (le jeux sont fait, il sottinteso politico). Ortombina, dopo aver fatto sapere che nessuno lo aveva mai contattato prima dell’uscita del suo nome, si era premurato, in modo molto chiaro e nelle sedi opportune, di far sapere che sarebbe stato disponibile ad assumere la sovrintendenza a condizione che non dovesse ingoiare minestre impiattate da altri: in poche parole direttore musicale, direttore artistico, direttore generale, sarebbero stati individuati da lui per esser sottoposti al cda per le necessaria approvazione. Tutto scritto, fine.
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