Perché non possiamo non dirci "cristiani" è un breve saggio scritto da Benedetto Croce nel 1942, nel quale l'autore sostiene che il Cristianesimo ha compiuto una rivoluzione «che operò nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all'umanità» che per merito di quella rivoluzione non può non dirsi "cristiana".
«Gli uomini, gli eroi, i geni» che vissero prima dell'avvento del Cristianesimo «compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensiero, di esperienze» ma in tutti essi mancava quel valore che oggi è presente in tutti noi e che solo il Cristianesimo ha dato all'uomo.
Quel breve scritto di Benedetto Croce del 1942, intitolato Perchè non possiamo non dirci cristiani Gennaro Sangiuliano lo conosce bene e certamente lo condivide.
Allo stesso modo non può non condividere un saggio da scrivere ancora, ma condiviso oralmente da tutti gli italiani democratici - allo stesso modo in cui quello di Croce era condiviso da tutto l'Occidente - che nessuno in questo nostro Paese democratico , dal titolo simile: Perchè non possiamo non dirci antifascisti
Sangiuliano che sa bene cosa voglia dire tale convinzione deve, prima di tutto convincersi lui, ma poi deve adoperarsi per convincere la Premier e il Presidente del Senato - i più esposti alle critiche in tal senso, per omessa dichiarazione scaturita da fascistissima convinzione - sul fatto incontrovertibile che senza l'abbattimento del fascismo, o nazifascismo se vuole, non ci sarebbe la Repubblica Italiana e, di conseguenza, sia Meloni che La Russa non avrebbero la libertà di dirsi contrari anche ai fondamenti della nostra democrazia costituzionale, tacendo sull'antifascismo.
Nessun commento:
Posta un commento