" Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.
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Questa è la seconda parte dell'intervento di Scurati che Specchia, giornalista e avvocato e quindi a conoscenza del codice civile e penale, definisce: 'una pistolettata contro la Meloni'. E, in altre parole, codice alla mano, 'vilipendio di una della massime cariche dello Stato'. Nel caso specifico, del Capo del Governo che la Rai non poteva far passare perchè rischiava di essere accusata anche di 'mancato controllo'.
In quelle parole c'è sì il vilipendio, ma l'errore che Specchia compie è nell'individuare il soggetto vilipeso. Non è Giorgia Meloni ad essere vilipesa dalle parole di Scurati, semmai è la Repubblica italiana ad essere vilipesa; vilipesa quasi ogni giorno dalla Premier che non riesce mai, per nessuna ragione ed in qualunque occasione, a proclamarsi antifascista come è la nostra Repubblica e come, di conseguenza, devono essere i suoi cittadini e tutti coloro che governano.
Ma forse, come ha detto Fiorello ( lo abbiamo anticipato, scherzosamente, molti giorni fa noi) Meloni deve andare da un logopedista che la aiuti a pronunciare finalmente quella parola che, se non pronunciata va intesa come 'vilipendio alla Repubblica' nata dalla sconfitta del fascismo. Capito Specchia? (Pietro Acquafredda)
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