La Rai censura Antonio Scurati, il caso è esploso. Repubblica ha diffuso il documento in cui la Rai comunica che la «prestazione» di Scurati - ossia il monologo sul 25 aprile durante la trasmissione Che sarà di Serena Bortone di sabato 20 aprile - viene annullata «per motivi editoriali», e non «economici» come aveva dichiarato Paolo Corsini, direttore degli Approfondimenti Rai. Conferma anche lo scrittore, come scriviamo più sotto, che tramite lo stesso giornale replica a Giorgia Meloni, che negava la censura.
Nel testo, che qui potete leggere in versione integrale, e che la Bortone ha letto comunque in trasmissione - in una puntata in cui si è discusso di antifascismo, fascismo, aborto con Dacia Maraini e Walter Veltroni - c’è all’inizio il riferimento all’omicidio di Giacomo Matteotti, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, e alla fine un riferimento a Giorgia Meloni, che non si è mai dichiarata apertamente antifascista.
In questo contesto, il post su Facebook della presidente del Consiglio Giorgia Meloni appare sempre più stridente. «In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile», ha scritto la premier, che pubblica a sua volta il monologo, per dimostrare che la censura non arriva da lei. Peccato che il pubblico di Facebook non è la stessa cosa della prima serata di Raitre. Ma che cosa dice ancora Meloni?
«Non so quale sia la verità ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto. Buona lettura». Ma ci sono tre cose che non tornano.
Meloni dice di essere stata sempre «ostracizzata e censurata dal servizio pubblico. Ma è vero?
In passato Giorgia Meloni sui suoi canali social ha denunciato che le dichiarazioni di voto, durante il governo Draghi quando era all'opposizione, in più occasioni erano state oscurate, mentre in tutti i casi è stato poi dimostrato che la Tv pubblica le avesse mandate in onda. Al contrario, ricordiamo ad esempio la partecipazione di Fedez al festival di Sanremo nel 2023, vari esponenti di Fratelli d’Italia avevano invocato la censura - come del resto l'avevano chiesta per l'episodio della famiglia con due mamme nel cartone Peppa Pig. Inoltre, in un momento storico in cui, in vista delle elezioni europee, la maggioranza di governo ha proposto le modifiche alla par condicio, il vittimismo della premier pare davvero fuori luogo. Da qui alle elezioni europee non ci saranno limiti temporali per i politici candidati e i rappresentati del governo Meloni potranno parlare nei talk politici senza vincoli di tempo e senza contraddittorio, e Rainews24 trasmetterà senza mediazione giornalistica i comizi politici in versione integrale.
Meloni dice di non censurare «neanche chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo…»
È «propaganda contro il governo» quindi ricordare l’assassinio di Giacomo Matteotti su ordine di Benito Mussolini? È propaganda dire che ci sono state delle stragi nazifasciste in Italia, eseguite dalla Ss ma con la «complicità e la collaborazione dei fascisti italiani», dalla Fosse Ardeatine a Marzabotto, quelle strage che anche la premier Meloni ricorda e commemora, facendo sempre attenzione a puntare il dito contro il nazismo e mai contro il fascismo? Come fa del resto il presidente del Senato Ignazio La Russa. Non era la nostra Costituzione italiana, quella che strenuamente difende il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fondata sull’antifascismo? Perché Giorgia Meloni non si è mai dichiarata «antifascista»? Che è poi la domanda sottesa al monologo di Scurati, ed è la sola domanda a cui la premier non ha mai risposto. Era un'occasione: invece di pubblicare il testo, che era già disponibile in Rete da ore, poteva dichiararsi finalmente «antifascista».
…con i soldi dei cittadini».
Quanto doveva essere pagato Antonio Scurati? Il suo compenso, ci assicurano fonti Rai, era in linea con altri scrittori già intervenuti in altre puntate - 1.500 euro lordi per un ospite di grande livello, un premio Strega, che arriva da Milano, scrive un testo apposta, che non dura un minuto, e lo legge. Il contratto era stato approvato dall’azienda - che quindi non aveva rintracciato compensi esorbitanti - e poi in un secondo momento cancellato. I «soldi dei cittadini» sono usati dal servizio pubblico per proporre programmi ben più imbarazzanti, che ci siano dei budget per gli ospiti della cultura è il minimo: perché ci si ricorda di non spenderli solo quando il contenuto ci critica? Dire «1.800 euro per un minuto» è una sintesi populista per suscitare l’indignazione. Le fonti parlamentari del Corriere della Sera dicono che a Scurati era stato proposto di fare il suo intervento gratis. Ma perché avrebbe dovuto? Perché il lavoro non deve essere pagato? Si tratta del testo di un intellettuale acclarato, che arricchisce e fa riflettere tutti, non di una promozione personale. Insomma, un’altra occasione persa per Giorgia Meloni.
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