" Puntare sulla tradizione, sull'"eccellenza musicale", ma anche sulla "contemporaneità", sul "dialogo tra le arti" e sull'apertura alla città, per "un grande rilancio nazionale e internazionale" da realizzare attraverso un piano pluriennale".
Dopo aver letto i paragrafi qui riportati (ripresi dall'ANSA), viene da dire che è lo stesso programma di tutti i i sovrintendenti che l'hanno preceduto e probabilmente lo sarà anche di tutti quelli che gli succederanno: tradizione, eccellenza, internazionalità...
Concretamente? Altrove si è letto che sulla terrazza del nuovo teatro sorgerà un bar/ ristorante per attirare nuovo pubblico che fra il primo e secondo scenderà al piano di sotto a vedere un'opera o ascoltare un concerto.
Ma anche 'non solo opera', la programmazione deve essere POP - lo ha detto anche il governatore toscano Giani che in fatto di musica è ignorante come Fuortes.
E una politica 'aggressiva' di marketing e prezzi. Vuol forse intendere che per attirare nuovo pubblico, da individuare soprattutto nei flussi turistici internazionali, è necessario aumentare i costi dei biglietti, per non far pensare al Maggio come ad un teatro di provincia. Della serie: se costi poco vali poco, e della serie contraria: biglietti troppo alti, teatri troppo vuoti.
Il Fuortes fiorentino è il Fuortes di sempre. Lui non ha una ricetta/porgetto per ogni istituzione, ne professa una dappertutto.
Adesso comunque, mentre va in scena l'edizione 2024 del Maggio Fiorentino, occorre che pensi al direttore artistico, al direttore musicale. Ma forse ci ha già pensato perchè lui applica dappertutto la sua ricetta e si porta anche la sua corte.
Comunque staremo a vedere. Intanto gli concediamo qualche mese di riflessione mentre esigiamo da subito che non faccia ripiombare nel giro di qualche anno il Maggio nel buco nero del debito. Appena risanato per l'ennesima volta.
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