Desideriamo inserirci, con tutta l'umiltà possibile, nella diatriba di questi giorni che oppone l'attuale premier Giorgia Meloni all'illustre filologo Luciano Canfora, relativa ad una querela per diffamazione che la premier ha fatto allo studioso per una frase che questi disse, parlando dell'Ucraina ( sulla quale il pensiero dello studioso, differente da quello generale, è noto) che l'appoggio di Meloni a quella nazione derivava dal fatto che anch'ella, come i 'nazisti ucraini', era 'NAZISTA NELL'ANIMO' .
Ieri il tribunale di Bari, presso il quale la Meloni, allora capo dell'opposizione, presentò querela, ha rinviato a giudizio Canfora, l'udienza ci sarà il prossimo 7 ottobre, e l'avvocato di Canfora, intende portare in tribunale la premier.
Nel frattempo, dal momento della querela, Giorgia Meloni è diventata premier e nonostante che le siano stati rivolti inviti e sollecitazioni da molte parti a chiudere la storia, perchè c'è sproporzione in una causa che vede il capo del governo, contro un privato cittadino, lei non l'ha fatto ed ha chiesto anche 20.000 Euro di risarcimento. Le cose dunque stanno a questo punto.
L'avvocato di Canfora conta di far valere il diritto del suo assistito alla critica politica; e ieri, tanto per citare ancora un elemento della discussione, in tv hanno ricordato che anche la Meloni ha avuto spesso parole durissime, espresso giudizi offensivi nei confronti dei suoi rivali politici. Di Conte - forse quando era premier - disse, ad esempio, che era un'criminale'. Conte non ci sembra l'abbia querelata.
Esempi di linguaggio assai colorito ed anche offensivo della leader dell'opposizione Meloni, negli anni della sua presenza in Parlamento, se ne potrebbero raccogliere in quantità, basterebbe una semplice ricerca. Ma noi non intendiamo muoverci su questo binario.
Correggere, invece, il giudizio di Canfora, anzi modificarlo di poco. in FASCISTA NELL'ANIMO. Neanche questo si può dire di Giorgia Meloni? Noi pensiamo di sì. Nella recentissima commemorazione delle Fosse Ardeatine, lei ha citato l'eccidio come 'nazista', mentre sarebbe stato più appropriato definirlo come 'nazifascista'.
Ma tutti sanno che a Lei riesce difficile, quasi impossibile pronunciare la fatidica parola 'ANTIFASCISTA' riferita a sè stessa.
E ciò per il capo del Governo di un paese democratico fondato e nato dalla sconfitta del fascismo, è un marchio di infamia che difficilmente lei potrà cancellare, fino a quando non dirà di sè stessa che è ANTIFASCISTA.
Ora fra meno di una settimana ricorrerà la festa del 25 aprile, la FESTA DELLA LIBERAZIONE dal FASCISMO. Approfitti per dirsi una buona volta, se lo è, anche nella convinzione profonda, cioè 'NELL'ANIMO' ANTIFASCISTA.
Se lo farà - ma noi ne dubitiamo, sebbene saremmo felicissimi di esser smentiti - avrà di fatto vinto la causa contro Canfora, e lo studioso, mio conterraneo, dovrà prendere atto che si sbagliò allora e che ora Giorgia Meloni non è più la neofascista di un tempo Ma è una donna 'nuova': Giorgia donna, madre, cattolica, italiana, antifascista e repubblicana.
E magari se insieme a Lei, in una sorta di battesimo purificatore collettivo, pronunciasse quella fatidica parola anche il presidente del Senato La Russa, il prossimo 25 aprile potremmo tutti, senza eccezione nel governo, celebrare la vittoria sul fascismo, e la nostra Liberazione.
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