mercoledì 8 novembre 2023

Fratelli d'Italia, una 'grande famiglia' e forse anche 'azienda', più che un partito ( da La Repubblica)

 


Familiari, soci d’affari e trombati: nella galleria di Fratelli d’Italia quando più del merito conta l’appartenenza
Familiari, soci d’affari e trombati: nella galleria di Fratelli d’Italia quando più del merito conta l’appartenenza© Fornito da La Repubblica

Da Fratelli d’Italia a figli, cognati, parenti, collaboratori fedelissimi. In Lombardia, è lunga la lista di nomine eccellenti sponsorizzate dal partito di Giorgia Meloni, che hanno fatto discutere e in qualche occasione creato perfino imbarazzo. A partire da Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza e fratello del presidente del Senato Ignazio, che finì nella bufera per un saluto romano durante i funerali del cognato. «Il defunto era un militare di vecchia data, un amico fraterno — si giustificò dopo la pubblicazione dei video che lo ritraeva con il braccio alzato –. Mi dispiaccio profondamente e chiedo scusa se qualcuno si è sentito incomprensibilmente offeso».

Che dire poi di Francesca Caruso, che lavorava come avvocata nello studio La Russa? Appena nominata assessora lombarda alla Cultura non trovò di meglio che dichiarare candidamente: «La cultura l’ho respirata in famiglia. Mia nonna era la sorella di Fausto Papetti».

Un capitolo a parte, nel settore incarichi, è quello degli eredi La Russa. Geronimo, primogenito del presidente del Senato, è da anni il titolare dello studio legale di famiglia, ma anche presidente dell’Aci Lombardia e siede in una vera miriade di altri consigli d’amministrazione.

Invece il scondogenito Lorenzo Cochis lavora come Cerimonies Coordinator presso la fondazione Milano-Cortina 2026 presieduta dal numero uno del Coni Giovanni Malagò.

Parenti, ma anche amici. Lucia Lo Palo, candidata di Fratelli d’Italia a Brescia alle ultime elezioni regionali e non eletta, è stata ricompensata con la nomina a presidente di Arpa Lombardia. Nella sua prima uscita ha messo in imbarazzo il centrodestra sostenendo che «il cambiamento climatico non è causato dall’uomo». Il governatore Attilio Fontana non l’ha presa bene. «Bisogna vedere se è negazionista, lei ha negato di esserlo. Cercare di capire e contestualizzare il tutto». Lo Palo, però, non cambia idea. Precisa solo di aver parlato a titolo personale. «Rientrando da Roma ho maturato un riflessione — scrive sui social –. In questi giorni un po’ complessi, dove sembra che l’odio e una certa politica cannibale facciano da padroni, sono stata inondata dai vostri messaggi di vicinanza e dal vostro affetto».

Tornando alla cultura, se la Regione ha nominato nei board del Piccolo Teatro e della Triennale, rispettivamente, gli ex assessori comunali Massimiliano Finazzer Flory e Stefano Zecchi, quest’ultimo anche lui tra i candidati non eletti alle ultime Regionali nella lista di Fratelli d’Italia, c’è un altro nome che ha fatto rumore. Quello del direttore d’orchestra Alberto Veronesi, uno dei figli del celebre oncologo Umberto, che nel 2016 si era candidato in Comune nella lista di Beppe Sala: alle Regionali di febbraio però era in lista con FdI, non è stato eletto e il governatore lo ha ricompensato nominandolo nel cda dell’Accademia delle Arti e dello Spettacolo della Scala. Tutto dopo che il maestro era stato duramente contestato quest’estate per aver scelto di dirigere bendato la prima della Boheme al festival di Torre del Lago per protesta contro la regia del francese Christophe Gayral, che aveva ambientato il capolavoro di Giacomo Puccini nel ‘68. Sempre FdI ha fatto fuoco e fiamme per piazzare al Corecom Veronica Cella e Maurizio Gussoni, quest’ultimo ammiratore di Giorgio Almirante e della Decima Mas, per anni al vertice della Croce Rossa.

Con i nuovi assetti di potere c’è chi corre. Anche troppo, come nel caso di Beniamino Lo Presti, commercialista di fiducia di Ignazio La Russsa, che da presidente della società autostradale Milano-Serravalle, dove fu nominato da Forza Italia, ha provocato imbarazzo postando sui social un video che lo ritraeva mentre sfrecciava a 150 chilometri l’ora a bordo di una Porsche sulla statale 36 del lago di Como e dello Spluga, all’altezza di Monza. Pochi mesi prima aveva promosso una campagna sulla sicurezza alla guida.

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