Perché il canone RAI è la tassa più odiata da tutti
La maggior parte degli italiani odia il canone RAI perché è una tassa che si deve pagare obbligatoriamente, sia che si vedano o meno i programmi del servizio pubblico. Molti, poi, soprattutto nell’ultimo periodo, lamentano la qualità del palinsesto sostenendo che ci sono altre opzioni televisive e di intrattenimento che offrono programmi di migliore qualità. In più, si critica molto la gestione interna e le spese operative. Alcuni contribuenti sono preoccupati, infatti, per l'efficienza e l'efficacia dell'uso dei fondi del canone, soprattutto quando emergono notizie di spese elevate o di inefficienze nell'amministrazione. In più, con l'avvento di servizi di streaming e delle nuove tecnologie, molti ritengono che la necessità del finanziamento obbligatorio di un servizio pubblico televisivo sia obsoleta. A lamentarsi per questo sono soprattutto coloro che utilizzano i servizi di streaming.Palinsesto RAI: quali programmi rischiano di essere cancellati dopo il taglio del canone
Come sarebbe la tv senza canone RAI si chiedono in molti? Ebbene, tale assenza avrebbe notevoli conseguenze sul finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia. Senza il canone, infatti, la RAI rischierebbe di affrontare sfide finanziarie significative e questo potrebbe influenzare profondamente la sua capacità di erogare servizi e produrre contenuti di qualità per il pubblico italiano. E poi tale contributo non si paga solo in Italia ma anche negli altri paesi dove è anche più salato. Intanto, la Radiotelevisione italiana è molto preoccupata per il taglio del canone da 90 a 70 euro. Esso, infatti, come detto, potrebbe influenzare le risorse disponibili. Sulla questione ha espresso le sue preoccupazioni anche Roberto Sergio, l’Ad dell’azienda. Ha comunicato infatti che per tale decisione potrebbero non esserci risorse sufficienti per gli investimenti necessari con implicazioni negative sia sui dipendenti che per l’azienda. Quest'ultima, intanto, nell'ultimo periodo sta passando un brutto momento. Non solo proseguono le polemiche per l’abbandono di vecchi conduttori come Fabio Fazio che sul canale Nove sta facendo dei record di ascolti ma anche per i segni di difficoltà di alcuni programmi. Nonostante alcuni di essi abbiano degli ascolti pressoché inesistenti, i vertici della RAI continuano a sottolineare che i format proposti dall’azienda stanno ottenendo buoni risultati. Sorvegliato speciale del momento è l’Eredità il cui destino è incerto. Come possibili conduttori si fanno, intanto, i nomi di Flavio Insinna e Marco Lioni. Inoltre anche il nuovo programma condotto su Rai 2 da Pino Insegno non sta avendo una buona audience. E poi, altro sorvegliato speciale, è il talk show condotto dalla De Girolamo che non riesce a decollare in quanto è schiacciato dalla Berlinguer su Rete 4 e da Floris su La7 che hanno da anni un pubblico affezionato. L’unico programma salvo, nonostante le critiche, dovrebbe essere Report anche perché il programma di Ranucci ottiene notevoli ascolti in ogni puntata. Per il futuro si starebbe pensando a un ritorno di Giletti e al coinvolgimento di figure come Minoli, Baudo e Arbore per le celebrazioni dei 70 anni della Televisione Pubblica. Insomma il destino del palinsesto RAI è ancora in dubbio anche perché i vertici dell’azienda hanno insistito sul fatto che alcuna decisione definitiva non è stata ancora presa.Riassumendo…
1. Il canone Rai continua a essere la tassa tra le più odiate dagli italiani nonostante la riduzione da 90 a 70 euro2. Per quest’ultima sono preoccupati i vertici dell’azienda che temono di non avere introiti necessari per gli investimenti
3. Intanto il palinsesto RAI non piace agli italiani per cui la televisione pubblica sta perdendo una notevole fetta di pubblico. alessandra.dibartolomeo@investireoggi.it
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