Nel 1993 Mario Martone mette in scena Terremoto con madre e figlia, un testo per il teatro scritto da Fabrizia Ramondino (1936 – 2008). La loro collaborazione era iniziata qualche anno prima con la scrittura della sceneggiatura di Morte di un matematico napoletano, Premio speciale della giuria a Venezia nel 1992. Trent’anni dopo, il regista napoletano allestisce un altro lavoro della scrittrice, Stanza con compositore, donne, strumenti musicali e ragazzo, in prima nazionale dal 5 al 14 maggio al San Ferdinando di Napoli.
Al centro del testo, «molto misterioso e particolare», come sottolinea Martone, c’è un compositore, un uomo (Lino Musella) che, dal chiuso della sua stanza, si rivolge all’esterno, agli spettatori. Nel flusso del suo monologare si materializzano le figure fondamentali della sua vita: la madre (Iaia Forte), la figlia (India Santella) e il suo ragazzo (Matteo De Luca), la madre della figlia (Tania Garribba), il factotum (Totò Onnis) — e gli strumenti musicali. È, riflette il regista, «un teatro della mente: non c’è alcun piano realistico. Ma il paesaggio poetico in cui tutto si svolge, che a tratti ricorda il teatro di Pier Paolo Pasolini, è totalmente immersivo».
«È interessante per me ritornare a Fabrizia dopo l’esperienza su Goliarda Sapienza con Il filo di mezzogiorno — prosegue Martone —, scrittrici le cui voci parlano in modo straordinario alla nostra contemporaneità. Non conoscevo personalmente Ramondino, che riuscii a coinvolgere dopo molte insistenze nella scrittura di Morte di un matematico napoletano. Inizialmente rifiutò. Poi, da curiosa sempre pronta a esplorare nuovi territori di pensiero e di scrittura, rimase affascinata dal mondo del palcoscenico, che in quegli anni ruotava intorno a Teatri Uniti, e ai suoi attori: Carlo Cecchi, Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Licia Maglietta, Iaia Forte».
È dunque in questo contesto artistico che Ramondino inizia a sperimentare la scrittura per il teatro. Ne deriva un lavoro prezioso custodito in un faldone blu al cui interno ci sono vari testi teatrali dattiloscritti che la scrittrice regala a Mario Martone. Sarà lei stessa a mettere a punto una nuova versione dei suoi drammi, con alcune correzioni e varianti, affidate ad Arturo Cirillo (autore, nella passata stagione, di uno spettacolo dell’autrice, Villino bifamiliare, prodotto dal Teatro di Napoli e dal suo direttore Roberto Andò), compresa la copia e le altre versioni dei testi conservati alla Biblioteca Nazionale di Roma.
«Sulle piccolissime differenze dei due copioni — precisa Martone — ha lavorato Ippolita di Majo, che ha ottimizzato le versioni attraverso un editing mirato alla rappresentazione scenica di un dramma che Fabrizia non ha avuto modo di discutere con un regista o con un editore, e che non è stato mai messo alla prova della scena».
Un copione impegnativo: «È stato necessario capire come organizzare lo spazio — riflette il regista — in rapporto con gli spettatori. È un teatro misterioso, molto difficile da rappresentare. In considerazione anche del fatto che Fabrizia scriveva con grande generosità, era fluviale».
Di questa «scrittrice straordinaria della nostra realtà», dice Martone: «Spero che Stanza con compositore, donne, strumenti musicali, ragazzo contribuisca a mettere in luce Fabrizia Ramondino come autrice di questi nostri tempi. Le sue prose esplorano, come il suo teatro, sentieri espressivi praticati oggi dagli autori più interessanti. In questo senso credo che sia stata una precorritrice».
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