Giunge notizia che tre strettissimi collaboratori dell'orami ex ministra Dadone, sono stati assunti dal sovrintendente Orazi, nel suo teatro, il nuovo Carlo Felice di Genova.
Naturalmente Orazi ha pronta la toppa da mettere al buco, del tutto evidente: li ho osservato tanto da assumerli come ' 'project manager' e due assistenti - costo per il teatro, 200.000 Euro in tutto - quando i tre nel suo teatro hanno organizzato qualcosa, per conto del ministero diretto da Dadone. Orazi li ha tenuti d'occhio e soprattutto li ha anche apprezzati, e perciò li ha assunti. Non allora, togliendoli alla Dadone. No, guarda caso, l'ha fatto proprio alla vigilia della 'pensione governativa' della ministra Dadone, quando i tre suoi stretti collaboratori con la fine del gabinetto Draghi, sarebbero finiti sotto i ponti. Si tratta di pura coincidenza - dirà magari Orazi.
Ma se erano e sono - non abbiamo dubbi - così bravi, era proprio necessario che la Dadone li infilasse in una Fondazione lirica, complice il Sovrintendente Orazi, con la cui attività, sia il project manager che i suoi due assistenti non hanno niente da spartire?
Noi non ci meravigliamo di quanto avvenuto, perché la memoria ci rimanda a due altri, fra i tanti, episodi, VERGNOGNOSI, di cui abbiamo spesso parlato anche in questo blog. Del capitolo: posti di lavoro creati ex novo per metterci qualcuno.
Il primo si riferisce al famigerato Balducci, grand commis pubblico, finito anche dietro le sbarre, il cui figlio all'epoca del Giubileo del 2000 - o forse in occasione delle celebrazioni dell'Unità d'Itali, non ricordiamo bene (?) - egli infilò all'Accademia di Santa Cecilia, con la complicità di Bruno Cagli, al quale gli organizzatori fecero arrivare finanziamenti che inserivano l'Accademia nel calendario nazionale. Salvo Nastasi segnalò 'disinteressatamente' il giovane genio. ( Comunque di tale imbroglio abbiamo più volte con ricchezza di particolari scritto in questo blog; chi desidera saperne di più può cercare i relativi post).
Nastasi fu il protagonista di un altro vergognoso sopruso, anzi imbroglio, riguardante il Teatro San Carlo, nelle vesti di capo del Ministero della cultura e commissario del teatro napoletano.
Finanziò la nascita di un Museo del teatro avendo come primo obiettivo, oltre che la narrazione della gloriosa storia napoletana, quello di metterci alla direzione la sua giovane mogliettina, Giulia Minoli, pagata profumatamente ma che dovette lasciare a gambe levate Napoli quando quell' autentico scandalo venne alla luce. Sovrintendente del Teatro era la sua pupilla Purchia, difesa a sostenuta anche contro De Magistris. Nel caso della Minoli sposata Nastasi, stiamo parlando di una giovane donna appartenente a due delle famiglie più importanti del nostro paese e che comunque non avrebbe mai avuto - e mai lo avrà - il problema di metter insieme il pranzo con lacena.
Anche per Lei si dovettero spendere soldi pubblici, come non bastassero quelli guadagnati da suo padre Giovanni, e da sua madre, Matilde Bernabei, della storica stirpe di produttori tv, oltre naturalmente ai lauti compensi ministeriali di suo marito, 'grande&grosso' direttore generale del Ministero della cultura, Nastasi; fresco capo della SIAE - piove sempre sul bagnato, come dicono i poveri cristi!
E' chiaro a tutti che di imbroglioni e profittatori con i soldi di altri, anche pubblici, il mondo è pieno?
Qui non si parla di incompetenti, ma di posti di lavoro creati ad hoc per metterci questo o quello, competenti o no importa poco. Se aprissimo il capitolo 'incompetenti' lo vedremmo zeppo di nomi, a cominciare da molti ministri di molti governi.
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