Nel giorno in cui vince il premio Nobel per la pace, l'ong russa per i diritti umani Memorial viene messa sotto sequestro dalla magistratura di Mosca. Fondata nel 1989 da Andrej Sacharov, il fisico e attivista per i diritti civili che nel 1975 aveva ricevuto lo stesso premio, Memorial è stata a lungo osteggiata dal regime sovietico. La Federazione russa la considera oggi un "agente straniero". Spiega la decisione dei giudici Andrea Gullotta, presidente Memorial Italia: "Alla fine di una seduta durata tutta la giornata, si legge in un comunicato, il tribunale del distretto Tverskoj di Mosca ha decretato come illegale il passaggio della sede di Memorial International, liquidato poco prima della guerra, a un'altra associazione del network di Memorial, di fatto decretando la confisca della sede storica di Memorial a Mosca". Difficile non vedere, almeno nelle tempistiche, la valenza simbolica di questo sequestro, contro cui Memorial farà appello.
Nel commentare il Nobel Oleg Orlo, leader storico dell'ong, oggi ha speso parole di vicinanza agli ucraini co-vincitori del premio con l'attivista bielorusso Ales Bialiatski: "È un onore ricevere il Nobel insieme all'ucraino Center for Civil Liberties. Noi siamo sotto pressione, loro sotto il fuoco del nostro esercito. E anche in queste condizioni continuano a lavorare. È un immenso onore essere al loro fianco".
Il presidente di Memorial international Ian Rashinski, ha voluto sottolineare che il premio di oggi "dà la forza morale a tutti i militanti russi dei diritti umani" in "tempi deprimenti".
Memorial Italia, in una nota, ricorda che il Nobel è "un riconoscimento anche a tutte le vittime del gulag e della repressione sovietica messe in silenzio e a chi si batte per garantire la giustizia ai prigionieri politici della Russia di oggi".
L'associazione Memorial è nata in Urss alla fine degli anni Ottanta con lo scopo di promuovere la ricerca storica sullo stalinismo e tutelare la memoria delle vittime. Poi però la sua missione si è allargata e l'ong ha aperto altre sedi, indipendenti ma strettamente connesse tra di loro, in tutto il territorio russo e al di fuori, in particolare in Ucraina, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia e Polonia.
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