Il responsabile del più importante teatro lirico USA, in apertura di stagione, la prima quasi normale dopo la pandemia, ha annunciato che riprendono le trasmissioni video delle opere nel mondo, sui grandi schermi dei cinema in alcune nazioni ( fra le quali non c'è l'Italia) e su quelli più piccoli domestici. Quanto ai privati, basta collegarsi al sito del Metropolitan, pagare il costo della visione e godersi la rappresentazione.
A seguito di tale annuncio gli si è chiesto se non teme che la visione domestica delle opere allontani il pubblico dai teatri. Ha risposto con estrema chiarezza. Può essere, ma è un pericolo che va corso. Perché a favore del teatro gioca il fatto che la visione in teatro di un'opera è un'altra cosa, sotto ogni punto di vista. E, quindi, è anche possibile che la visione delle opere in casa possa stimolare il pubblico a recarsi in teatro.
Il Metropolitan, come purtroppo molti teatri nel mondo, risente della crisi del pubblico, resa ancora più acuta dalla pandemia, dalla guerra e dalla minacciata nuova crisi economica, e l'Italia non ne è esente.
Che si fa in Italia per fronteggiarla? Finora si sono ascoltate solo analisi e resoconti sconsolati, ma nulla di propositivo. Nè propositivo, oltre alcune agevolazioni nell'acquisto di biglietti, e alcuni spettacoli pensati per i giovani, per invogliarli prima che ne siano distratti del tutto, verso l'opera, può ritenersi qualche iniziativa inutile, inconcludente e senza conseguenze reali, come la 'notte al teatro', che il geniale Giambrone, dopo Palermo, vuole proporre anche all'Opera di Roma. Serve a poco anzi a nulla, oltre che a suscitare un polverone mediatico.
Altro non vediamo in giro. Anzi, se possiamo dirla tutta, le istituzioni, quelle più importanti che si muovono a passo di elefante, qualche anno fa hanno cambiato i giorni di programmazione dei concerti, ma non per venire incontro al pubblico che lo richiedeva, bensì agli artisti.
E' accaduto a Santa Cecilia, Roma. Si disse che i grandi musicisti non potevano stare a Roma un giorno sfaccendati. Un tempo non lontano i concerti sinfonici ceciliani si svolgevano il sabato, la domenica e poi il martedì. I grandi artisti, non lo si disse con la brutalità che il caso avrebbe richiesto, nella loro corsa fra i podi mondiali non potevano fermarsi in una città troppi giorni ed uno di questi senza far nulla. Perché gli impegni di molti di loro si susseguono a ritmo incalzante. Oggi qui, domani lì, e dopodomani altrove.
I più noti dello star system fanno questa vita infernale, e non solo per la voglia di apparire e di 'battere il ferro finché è caldo', ma anche per non rinunciare neanche ad un euro di possibili guadagni.
Anni fa un sovrintendente ci disse che Barenboim, alla Scala nell'era Lissner, ma attivo (fisso) anche a Berlino, quando era a Milano per dirigervi un'opera non disdegnava, anzi, fare anche concerti, con cachet che si possono immaginare consistenti, sottoponendosi ad uno stress fisico e psichico non indifferente. Non ci si venga a dire che per un artista abituato al palcoscenico, dirigere o suonare è come fare una passeggiata. Non è così. e forse non è un caso che a lungo andare il fisico di qualcuno ne risenta, costringendolo a ritirarsi anzitempo, anche se ad un'età nella quale di per sè chiunque dovrebbe mettersi a riposo, per far largo ai giovani.
Evidentemente gli adulti, anzi gli anziani, un giorno sì e l'altro pure vanno predicando che occorre far largo ai giovani, ma loro non schiodano per far largo ai giovani concretamente. In ogni settore, senza eccezione.
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