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Ma nel pomeriggio a catturare tutta l'attenzione è, sul sito di LaPresse, l'ultimo audio del discorso di martedì del Cavaliere ai 45 deputati azzurri su come è iniziata la guerra in Ucraina. Audio e conseguenti polemiche che in serata convincono Berlusconi a diffondere una nota nella quale si legge: «In 28 anni di vita politica la scelta atlantica, l'europeismo, il riferimento costante all'Occidente come sistema di valori e di alleanze fra Paesi liberi e democratici sono stati alla base del mio impegno di leader politico e di uomo di governo».

Martedì il leader di Fi aveva chiesto ai suoi «il massimo riserbo» e poi aveva spiegato: «Nel 2014 a Minsk, in Bielorussia, si firma un accordo tra l'Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass per un accordo di pace senza che nessuno attaccasse l'altro. L'Ucraina butta al diavolo questo trattato un anno dopo e comincia ad attaccare le frontiere delle due repubbliche». Nel nuovo audio carpito, Berlusconi dice che «arriva Zelensky che triplica gli attacchi». È per molti aspetti la dichiarazione fatta a Porta a Porta poco tempo fa, non la stessa rivolta nella stessa giornata ai senatori di Fi. «Disperate - continua il Cav - le due repubbliche mandano una delegazione a Mosca e finalmente riescono a parlare con Putin. E allora si decide a inventare una operazione speciale: le truppe dovevano entrare in Ucraina, in una settimana raggiungere Kiev, deporre il governo in carica e imporre un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso. È entrato in Ucraina e si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini, che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall'Occidente. E la guerra, invece di essere una operazione di due settimane, è diventata una guerra di duecento e rotti anni». Quanto al giudizio sul presidente ucraino, Berlusconi si ferma, «non posso dire quel che penso».

«È spregiudicato, per non dire criminale, che qualcuno degli eletti della Camera possa prestarsi a riferire le parole del presidente, che andavano contestualizzate» ha detto la capogruppo di Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. Le «talpe», secondo l'Agenzia Nova, sarebbero due parlamentari non ricandidati.

Fioccano intanto le critiche delle opposizioni, mentre il Cav dice in diretta a Enrico Mentana, su La7, che le frasi vanno contestualizzate e nascono dalla «preoccupazione sul rapporto tra Russia, Europa e Occidente, con il governo degli Stati Uniti che ha disatteso le premesse date da Trump». E in serata, come si diceva, diffonde una nota nella quale spiega e puntualizza: «Come ho spiegato al Congresso degli Stati Uniti, l'amicizia e la gratitudine verso quel Paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre. Nessuno, sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in discussione questo. Non può certamente permettersi di farlo la sinistra, che tante volte è stata dalla parte sbagliata della storia. Tantomeno la sinistra del Partito Democratico, che anche alle ultime elezioni, meno di un mese fa, era alleata con i nemici della Nato e dell'Occidente». E ancora: «Tutto questo però non esisterebbe, se non vi fosse in Italia la pessima abitudine di trasformare la discussione politica in pettegolezzo, utilizzando frasi rubate registrate di nascosto, e appunti fotografati con il teleobbiettivo, con un metodo non solo sleale ma intimidatorio. Un metodo soprattutto che porta a stravolgere e addirittura a rovesciare il mio pensiero, usando a piacimento brandelli di conversazioni, attribuendomi opinioni che stavo semplicemente riferendo, dando a frasi discorsive un significato del tutto diverso da quello reale». Per concludere: «La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del Governo Italiano, dell'Unione Europea, dell'Alleanza Atlantica né sulla crisi Ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale. Lo abbiamo dimostrato in decine di dichiarazioni ufficiali, di atti parlamentari, di voti alle Camere».

Ma il caso era montato, arrivando a mettere in dubbio la più solida candidatura di Fi, quella agli Esteri di Antonio Tajani. «Non credo si possa accettare che Fi esprima un ministro degli Esteri, lo diremo a Mattarella», attacca Giuseppe Conte del M5s. «Dichiarazioni gravissime, incompatibili con il posizionamento dell'Italia e dell'Europa», per il leader Pd Enrico Letta. «Confermano che Fi è un partito inaffidabile e chiaramente schierato con la Russia - scrive Carlo Calenda su twitter -. Il Ppe dovrebbe prendere posizione e Tajani non dovrebbe diventare ministro degli Esteri». Lui, il vicepresidente di Fi, diretto a Bruxelles per il summit del Ppe, in un tweet scrive: «Il popolo ucraino ha vinto il Premio Sacharov 2022. Eroi che non si arrendono di fronte all'orrore della guerra». E poi: «In tutte le sedi istituzionali non è mai mancato il nostro voto a favore della libertà e contro l'invasione russa».