Inutile dirlo che abbiamo letto tutti i ricordi di Paolo Isotta usciti sulla stampa, ai quali ne abbiamo aggiunti due personali, il secondo dei quali davvero inedito e che fece emergere il dna giuridico del maestro.
Ciascuno di essi raccontava episodi della vita e del carattere del defunto, ignoti ai tanti che lo conoscevano quasi esclusivamente dai suoi articoli e dai suoi libri, il numero dei quali si è infittito dopo la sua uscita dal Corriere di Fontana, e che anche la sua figura fisica erano costretti soltanto ad immaginare, non avendolo mai visto in nessuno dei tanti inutili salotti televisivi.
Avremmo da raccontare altre cose di lui, e talune non gli farebbero onore giacché hanno a che fare con il suo mai celato culto del fascismo, radicato al punto da costringere, di sabato, il suo cagnolino, Ochs, dal nome del barone di Lerchenau del Cavaliere della rosa straussiano, ad abbaiare per unirsi al suo omaggio al Duce, che egli recitava, con voce stentorea, coram populo, davanti ad una testa del Duce posizionata in una aiuola - come fece anche quella volta che ci invitò a casa sua e pranzammo sulla terrazza - onde dargli la razione di cibo: " Ochs, saluta nel Duce, il Fondatore del fascismo e Padre della patria". Solo un gioco?
Una cosa invece ci ha colpito, leggendo i tanti ricordi di Isotta. Una frase uscita dalla penna di Angelo Foletto, 'reggente' della associazione dei critici musicali da tempi lontani, allorchè scrive della scuola alla quale Isotta si era formato. Che era poi quella di un grande didatta napoletano, Vincenzo Vitale, che noi abbiamo conosciuto ai tempi di Piano Time e che per noi scrisse due articoli illuminanti, rimasti impressi nella memoria di tutti, su Horowitz e su Carlo Zecchi.
Della frase uscita dalla penna di Foletto , e cioè " formato al pianoforte e alla visione musicale reazionaria da Vincenzo Vitale") ci ha letteralmente infastidito l'aggettivo 'reazionaria' che lui ha attribuito a Vitale, alla sua scuola, al suo insegnamento.
Siamo convinti, e per questo insistiamo, che Foletto non abbia nè la conoscenza, nè gli strumenti per definire 'reazionaria' la visione musicale che Vitale aveva ed insegnava ai suoi allievi, fra i quali ebbe anche Ricardo Muti che lo venera giustamente ancora oggi. E che forse, dovrebbe anch'egli protestare con un critico che imbastisce un'accusa senza poterla (nè saperla!) dimostrare, come si chiederebbe in un tribunale qualunque a chi formula un'accusa.
Scrive forse questo perchè la sua scuola pianistica, quella di Vitale, discendente di quella napoletana che ha padri storici, insisteva sulla tecnica? Era un metodo, un semplice metodo. E allora se una scuola pianistica insiste con i suoi allievi sulla tecnica, può definirsi 'reazionaria'? Ma allora il celebrato insegnante Franco Scala, maestro di tecnica pianistica, fondatore della prestigiosa Accademia pianistica di Imola, è un altrettanto reazionario, nella visione musicale?
Franco Scala Foletto certamente lo conosce e allora scriva altrettanto, premettendo che Franco Scala che anche noi conosciamo comunque non ha la statura di Vitale.
Dunque si rimangi Foletto quell'aggettivo uscito incautamente dalla penna stanca.
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