Massimo Antonelli, componente del Comitato tecnico-scientifico e rianimatore del Policlinico Gemelli, è lapidario: “Non è tempo di ritorno alla normalità”. Sostanzia di dati questa sua considerazione, espressa in un’intervista al Corriere della Sera. “Nell’ultima settimana l’incidenza è aumentata da 135 a 145 nuovi casi su 100mila abitanti nei 7 giorni. Dunque è lontanissima da quel 50 su 100mila che potrebbe permettere di fare tracciamento e “anticipare” il cammino del virus. Due province, Trento e Bolzano, hanno addirittura superato i 250 casi su 100mila. L’Rt nazionale, l’indice di replicazione, resta stabile sullo 0,99 ma diverse regioni hanno superato l’unità e questo significa che l’epidemia continua a correre”.
“La situazione non presenta margini sui quali ipotizzare l’ammorbidimento delle misure: anzi è raccomandata l’introduzione di regole più stringenti in modo chirurgico, vale a dire nelle zone soggette all’impennata di contagi - spiega Antonelli - Ora l’età media dei ricoverati in t.i.è di 60 anni, rispetto ai 65-70 dello scorso anno. Il Sars-CoV-2 colpisce tutta la popolazione. Bisogna capire quanti casi sono dovuti alle tre varianti inglese, brasiliana e sudafricana”.
“Si osservano segnali di risalita, attualmente contenuta. Le varianti però sono destinate a diventare predominanti come è accaduto in Gran Bretagna. Non avere una popolazione sufficientemente immunizzata ci esporrà al rischio. Un maggior numero di persone saranno contagiate, si ammaleranno e avranno bisogno di cure in ospedale”.
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