La spesa del pubblico diminuita dell'82,24 per cento, da 2,8 miliardi di euro del 2019 a 623 milioni circa del 2020. Il settore dei concerti tra i più colpiti con l'89,73 per cento in meno, seguito dal teatro (77,94 per cento) e dal cinema (74,06 per cento). Crolla lo sport, meno 93,16 per cento
Un anno nero per lo spettacolo in Italia e per il diritto d’autore, la crisi pandemica ha messo a dura prova l'intero settore. I primi dati dell'Osservatorio dello Spettacolo Siae per il 2020 confermano il drastico ridimensionamento dei numeri per cinema, teatri e concerti così com’era emerso dai dati del periodo tra gennaio e giugno pubblicati lo scorso novembre, e del resto non poteva essere altrimenti visto il lockdown generalizzato. Quasi il 70 per cento di eventi in meno (69,29%), un calo degli ingressi del 72,90%, la spesa al botteghino scesa del 77,58%, dai 2 miliardi e 800 milioni di euro circa del 2019 ai 623 milioni di euro circa del 2020. Analizzando i singoli comparti, l'attività cinematografica ha registrato una diminuzione del 70,86% e un calo della spesa al botteghino del 71,55%. Andamento analogo per le cifre del teatro che ha perso il 70,71% degli ingressi rispetto al 2019 e ha riportato una riduzione del 78,45% della spesa al botteghino. Ma è la musica ad aver registrato le perdite più consistenti, con una diminuzione dell'83,19% degli ingressi a cui corrisponde un crollo dell'89,32% della spesa al botteghino. La crisi provocata dalla pandemia ha travolto anche lo sport che, a partire da marzo 2020, ha visto la sospensione di eventi e competizioni: gli ingressi si sono ridotti del 77,50% mentre la spesa al botteghino è diminuita dell'83,96% rispetto al 2019. Un anno da dimenticare, infine, per mostre ed esposizioni, una delle filiere più colpite dalla pandemia, con una riduzione del 77,90% degli ingressi e del 76,70% della spesa al botteghino.
“La crisi epocale determinata dall'emergenza sanitaria e dalle conseguenti misure per contrastarla sta facendo pagare un prezzo altissimo al settore dello spettacolo di cui fanno parte quei creatori di felicità per la nostra collettività che sono i compositori e gli artisti della musica, del cinema, del teatro e della letteratura nonché i lavoratori che ne supportano l'attività” ha commentato il presidente della Siae, Giulio Rapetti Mogol. “La diffusione della cultura è essenziale non solo per l'economia italiana ma per la stessa qualità della vita e per questo rappresenta qualcosa di più di uno dei tanti settori da salvare nell’attuale situazione”. Secondo il direttore generale Siae, Gaetano Blandini, “i dati somigliano ad un vero e proprio bollettino di guerra. E' importante capire anche quali conseguenze lascerà questa lunga e difficile fase sulle abitudini delle persone quando sarà possibile tornare alla normalità. Come Siae è nostro preciso dovere assicurare che venga fatto tutto il possibile affinche' il patrimonio artistico e culturale, che contribuisce sensibilmente alla crescita economica del nostro Paese, riceva la giusta attenzione in termini di strategie, programmazione e sostegno finanziario, per poter ripartire e riprendere il suo sentiero di crescita".
L’anno 2020 ha avuto solo una breve finestra tra giugno e ottobre sono stati riaperti cinema e teatri, i musei e gli altri luoghi della cultura, sebbene con una diminuzione della capienza massima e con determinate condizioni di sicurezza. Prima dell’emergenza sanitaria, l’anno si era aperto benissimo, gli eventi di spettacolo erano cresciuti rispetto all’anno precedente del 3,38%, e si era registrato un aumento degli ingressi del 15,49%. Tra il 1 gennaio e il 22 febbraio era aumentato il numero delle mostre (+ 9,51%) e degli spettatori al cinema (+6,75%), grazie anche all’uscita in sala del film "Tolo Tolo". Per i concerti la spesa al botteghino era aumentata del 26,54%. Poi a marzo la calata del gelo, chiusi al pubblico tutti i luoghi della cultura, annullati gli spettacoli a cominciare da quelli teatrali e cinematografici. Tuttavia a ottobre 2020, in considerazione dell'andamento dell'epidemia e dell'incremento dei casi sul territorio nazionale, sono state nuovamente introdotte, progressivamente, le stesse limitazioni disposte nei primi mesi dell'anno. Tutto ciò ha determinato gravi perdite per il settore dello spettacolo con pesanti ricadute anche sui livelli occupazionali. Durante la ripresa estiva (dal 15 giugno al 25 ottobre), l’offerta è stata praticamente dimezzata (51,9% rispetto al 2019) segno che non tutte le attività hanno riaperto le porte dopo il lockdown. Il picco massimo degli ingressi si è registrato nel mese di agosto (6.837.576). Tuttavia agli inizi del mese di settembre alla resistenza dei gestori, che ha fatto mantenere il dato degli eventi in crescita, non ha fatto seguito la stessa reazione da parte del pubblico, con una flessione degli ingressi.
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