mercoledì 17 febbraio 2021

Salvate, con una cura mirata, i soldati Toninelli, Paragone, Crimi e la soldatessa Lezzi

 Cominciamo dal reggente Vito Crimi, del quale nessuno può sapere  se  non lo è più o lo è ancora fino a quando non si insedierà, dopo opportuna votazione su Rousseau, il Comitato a cinque.

 Il quesito verrà  presto sottoposto alla votazione degli iscritti alla piattaforma, i quali  nel voto riguardante la 'reggenza' del MoVimento sono stati poco più di 10.000. E forse ora saranno ancora meno.

Crimi dice che comanda ancora lui, la Lezzi gli dice in faccia che ora, dopo la votazione che ha sancito il vertice a cinque, lui non comanda più un tubo, ma Crimi insiste. Ci ha fatto venire in mente  quella notissima scenetta di un marito che sta sotto il letto per evitare che la moglie lo prenda a scopate, e grida alla moglie che gli ordina di venire fuori: qui comando io e sto dove mi pare. Povero Crimi. Ma c'era comunque da aspettarsi che prima o poi sarebbe finita così. 


La Lezzi è, invece, la soldatessa che si è messa a capo dei rivoltosi, della fronda Cinquestelle, in aperto contrasto sia con Crimi che con il Movimento che ha deciso di votare la fiducia al Governo. L'appoggia anche lo sfascista Dibba. Di lei non riusciamo a scacciare dalla memoria  gli incoraggiamenti ed apprezzamenti ricevuti  qualche anno fa, prima del successo del Movimento alle elezioni, da Andrea Scanzi, che la accreditava come possibile ministra dell'Economia, tante erano le sua competenze acquisite sulla scrivania di ragioniera in un mobilificio pugliese, dove aveva sempre lavorato prima di essere promossa  parlamentare Cinquestelle, senza esame preventivo.

 La Lezzi ha dalla sua parte anche il sodato Toninelli, in licenza malattia, il quale ha dichiarato ieri ai giornalisti che ne seguono trepidanti il decorso clinico: io di Draghi non mi fido. Dimenticando che noi ci siamo fidati di lui quando era ministro, nonostante i numerosi segnali clinici che ci avrebbero dovuto far desistere. 

E forse una ragione, recebtissima, per cui egli non si fida gliel'ha offerta Paragone nella sua dichiarazione di voto contrario alla fiducia a Draghi. Che, per l'ex grillino, uscito dalla gabbia nella quale Cairo dovrebbe rinchiuderlo appena possibile, ha detto che Draghi è l'uomo più pericoloso oggi in Italia, e che impronterà l'intera sua azione di governo a favorire i poteri forti 'incappucciati' mondiali.  

Mentre Paragone si autoesaltava nell'esprimere quella sua analisi geopolitica, gli stessi suoi compagni del 'Gruppo misto' che gli sedevano alle spalle in Senato, facevo segni e smorfie inequivocabili , come per dire, a' Paragò, ma che c... stai dicendo? E già stanno pensando di estrometterlo dal gruppo. 

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