mercoledì 2 settembre 2020

Novità, Rarità e Originalità: le tre parole d'ordine per fra tornare Spoleto ad avere di nuovo lo spirito di Menotti

Monique Veaute appena insediata a Spoleto alla direzione del Festival dei Due mondi fondato da Menotti ha voluto rendere nota la sua linea di azione, in continuità con quella di Menotti il fondatore, affidandola a tre parole d'ordine: NOVITA' - RARITA'  - ORIGINALITA' .

E chiarendo che il Festival deve tornare a privilegiare alcuni settori messi un pò da parte durante la gestione Ferrara, che ha privilegiato il teatro (nel quale si è sempre  prodotto in tante vesti, assieme a sua moglie, la celebra attrice Adriana Asti, e a qualche suo fidato collaboratore nelle vesti di drammaturgo e librettista)  cioè la musica e la danza.

 A chi gli muove una simile accusa, Ferrara risponderebbe che nelle ultime edizioni ha sempre presentato un'opera nuova. Vero, ma  sempre di Silvia Colasanti,  per la quale ha nutrito una passione artistica indomabile, con lui regista ed il suo collaboratore librettista. Insomma una premiata compagnia.


Nelle parole d'ordine di Monique Veaute ci potrebbe essere lo 'spirito' di Menotti, il fondatore, non di suo figlio adottivo che ha fatto di tutto per mandare gambe all'aria la straorndaria creatura spoletina, figlia della lungimiranza ed intelligenza di Menotti.


 Solo che temiamo che quelle parole d'ordine siano espressione del trasferimento a Spoleto del Festival Romaeuropa,  del quale la Veaute è stata fra i fondatori e fino all'altro ieri al vertice. 

 E cioè un festival dell'avanguardia,  un  festival 'all star' - quasi sempre le stesse di una sorta di compagnia di giro - di casa a Romaeuropa e potrebbe essere anche a Spoleto.

Menotti era certo attento alle novità, ma le andava a cercare. A Spoleto hanno debuttato musicisti ed artisti in genere che poi sono diventate delle star. facile ed anche inutile prendere, come fa solitamente Romaeuropa ed esibirle purché originali, falsamente nuove. Spoleto non può essere un festival d'avanguardia 'ad ogni costo' come lo è quello di provenienza della neodirettrice. Spoleto è un'altra cosa, e tale deve restare. Il Festival così come lo ha guidato Menotti, fino agli ultimi anni nonostante gli acciacchi e le pressioni di Francis, era capace di attrarre artisti di ogni genere e pubblico eterogeneo che se ne tornava a casa sempre arricchito di quella esperienza.

 Non dimentichi la Veaute che i compositori  sulla cresta dell'onda ai tempi di Menotti, gli hanno sempre invidiato quella sua creatura curatissima dal fondatore e molto amata dal pubblico.

A Spoleto, per i prossimi anni vorremmo che Monique Veaute, nello spirito di Menotti, aggiungesse a quelle parole d'ordine anche una quarta: NORMALITA', nel senso che vorremmo anche ascoltare musica come si deve, magari con giovani interpreti di valore ( la Veaute sarebbe in grado di scovarli?) non come ha fatto, ad esempio Ferrara, che si è affidato ai Conservatori del circondario, per pigrizia, incapacità, costo zero, ed interesse centrato sul teatro.  

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