A leggere delle eccellenze musicali e culturali della Capitale, secondo la considerazione del 'Corriere', si legge dell'Accademia di Santa Cecilia, e della sua Orchestra guidata da Tony Pappano - che la guiderà ancora fino al 2021 dal lontano 2005 (di fatto dal 2003), notizia di questi giorni - e basta. Neanche una parola sull'Opera di Roma, che 'La Stampa' di questi giorni dice essere oggi, con la guida del Sovrintendente Fuortes, l'unica possibile antagonista artistica e qualitativa della Scala, ed ha pure un bel programma, secondo Alberto Mattioli che firma il pezzo.
Poi il 'Corriere' torna sull'argomento e all'Accademia di Santa Cecilia, aggiunge, nelle eccellenze, anche l'Opera, augurandosi - e con il 'Corriere' tutti noi - che presto Daniele Gatti decida di stabilire un rapporto stabile con la sua orchestra - e forse l'annuncio di tale novità importantissima per il teatro, verrà data fra pochi giorni da Fuortes che è abilissimo nel centellinare le notizie, anche quelle che notizie non sono, per avere un giorno qualche riga sui giornali.
Se Gatti ne assumesse l'incarico di direttore musicale, facendo il paio con il ruolo che Pappano ha a Santa Cecilia, non sarebbe che un bene. Innanzitutto per l'orchestra e per il teatro, dove un direttore musicale manca non dai tempi di Serafin- come qualche collega scordarello va scrivendo - ma dai tempi di Giuseppe Sinopoli che in teatro, seppure per breve tempo, assunse tutti gli incarichi dirigenziali contemporaneamente, compreso quello di direttore. E si potrebbe anche citare il caso di Riccardo Muti, anomalo giuridicamente, ma nei fatti pur egli direttore del teatro, come dimostra tuttora la permanenza nella direzione artistica di Alessio Vlad che Muti volle, in segno di riconoscenza verso suo padre, Roman, che fu il suo principale sponsor, all'esordio a Firenze. Muti, meridionale , non dimentica la riconoscenza, fiore rarissimo oggi:. fra qualche giorno tornerà a dirigere a Bergamo dove ebbe i suoi esordi da direttore, 50 anni fa. Bravo Muti!
Ma fra le eccellenza colpisce il fatto che mai una parola sull'Auditorium 'Parco della Musica' e su 'Musica per Roma', dopo che nelle passate settimane si è salutata la rinascita della 'Festa del cinema', ora che è affidata alla nuova direzione di Mondo ( La repubblica).
Perchè? All'improvviso, 'Musica per Roma' è caduta in disgrazia? Possibile mai che con l'uscita di Fuortes l'intero sistema auditorium si sia afflosciato su se stesso, sgonfiandosi? O che quella complessa macchina, per che un decennio ha mietuto allori, all'arrivo del nuovo AD, lo spagnolo Noriega, sia in ribasso?
Noi non crediamo ai miracoli, non crediamo che dall'oggi al domani l'Auditorium sia finito. Non pensiamo minimamente che senza Fuortes sia la fine, come del resto siamo convinti che non è SOLO con Fuortes, e a Causa della sua presenza, che l'Opera di Roma possa rinascere.
Occorre ben altro, come un direttore musicale, per cominciare. E il direttore musicale è molto molto più importante dei registi ai quale Fuortes tiene tanto, ma che nulla possono fare per rendere nuovamente prestigioso e grande quel teatro.
Ma allora perché questa improvvisa débacle dell'Auditorium? Perchè dopo una decina d'anni di cose sempre le stesse, anche la macchina dell'Auditorium necessita di novità. E dunque la déblacle ha coinciso con l'uscita di scena di Fuortes, per una semplice coincidenza che ha messo in luce i punti deboli.
Ma noi abbiamo anche un'altra idea: semplicemente perché, da un lato Fuortes ha sempre goduto di buona stampa, meritatamente o immeritatamente; dall'altro, perché, dopo la sua uscita, si sono scoperti gli altarini, a cominciare dai conti ( non che li abbia truccati, certamente no, ma che li abbia esaltati più del dovuto, forse sì) per finire alla conta del pubblico, che si diceva sempre in aumento e con spettacoli da tutto esaurito, sempre e comunque, mentre forse non era sempre così.
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