- Il Corriere si aggiorni. Nell'inserto dedicato alla città di Roma, ieri, Valerio Cappelli tesseva le lodi dell'Accademia di Santa Cecilia, porgendo direttamente il microfono al suo Sovrintendente che, perciò, se l'è 'cantata e sonata da solo', anche se non senza ragioni.
Nel presentarlo, dove si è illustrata la carriera fulminante e luminosa del sovrintendente dall'Ongaro. compositore, pianista ecc... si leggeva: presentatore e conduttore televisivo (Petruska, Rai 5), responsabile programmazione musicale per Rai Radio 3. Senza la premessa che tali incairichi erano precedenti all'attuale. Che li abbia ancora, dubitiamo. Forse Cappelli è venuto a sapere - come qualcuno, noi compresi, teme - che finita la sua esperienza a Santa Cecilia, dall'Ongaro possa tornare ad occupare il posto (i posti) che aveva in Rai, alla maniera dei parlamentari, per i quali il posto lasciato nella società civile prima di assumere il mandato parlamentare, viene tenuto 'in caldo' in attesa del suo ritorno. Meglio che resti a Santa Cecilia o che ritorni in Rai? Davvero non sappiamo cosa sia peggio, per Santa cecilia o per la Rai.
-Genova. Ci si prepara al grande giorno che deve nuovamente far convergere l'attenzione del mondo intero sul capoluogo ligure. Lo vuole fermamente il nuovo governatore il quale per la serata, fra luci, fuochi d'artificio e bancarelle bandite, e cene vip ha voluto come 'collante' la musica di Traviata. Accadrà il prossimo 15 dicembre. Bancarelle nella piazza principale illuminata dai fari e dai fuochi d'artificio, dove saranno esposti e potranno anche essere consumati i prodotti della bella terra sospesa tra cielo e mare, un grande ricevimento in uno dei palazzi storici dove saranno invitati tanti vip (che dovrebbero (come del resto ha già sperimentato Fuortes a Roma, con Traviata di Verdi, con la regia di Coppola e i costumi di Valentino) riportare l'attenzione del paese sul bellissimo capoluogo. Ma per questo occorreva un collante, che Toti, il grande, ha individuato nella Traviata di Verdi. Scelta ottima, il collante.
-Cagliari. Al teatro dell'Opera del capoluogo sardo si teme il peggio. Si teme cioè che la famigerata legge dello scorso agosto, riguardante le Fondazioni liriche, in cui si prevede che quelle che non raggiungono il pareggio di bilancio entro il dicembre 2018, possano essere declassate (ma si attendono le istruzioni particolareggiate del ministro Franceschini, che se diventa presidente del Consiglio, ce lo toglieremo da m... o continuerà a nuocere alla musica, anche senza Nastasi?), possa riguardare anche Cagliari. Si avanza anche l'ipotesi che i giochi son fatti e che la maggior parte delle Fondazioni liriche saranno declassate. Resterebbero solo Milano, verbigratia, e poi Roma, Venezia, Napoli e Bari; enigma nell'enigma che non spiega se la scelta è dettata dalla collocazione geografica o dalla qualità della programmazione e dalla regolarità dei bilanci delle fondazioni. Inutile chiedere ora lumi a Franceschini che è impegnato a studiare per diventare premier al posto di Renzi.
-Venezia. La Fenice, balzata ai vertici delle Fondazioni liriche italiane, per varietà di programmazione, ed anche perché osa inaugurare la stagione con una nuova oper a- che opera non è - e con bilanci in ordine, ha stretto un accordo con lo Sperimentale di Spoleto, diretto dal secolo scorso da Michelangelo Zurletti - per il suo Concorso annuale per cantanti lirici. In base al quale accordo i vincitori godranno dell'attenzione del vertice artistico della fondazione veneziana e magari di qualche scrittura. Intanto la direzione artistica, presente in giuria al concorso spoletino, voterà per il vincitore e potrà contemporaneamente proporgli di cantare alla Fenice, seduta stante. Oltre che per la scoperta, la Fenice avrebbe anche un altro guadagno e cioè il risparmio sull'ingaggio.
- Napoli. Attesa per l'inaugurale Otello rossiniano al San Carlo, con la direzione di Gabriele Ferro e la regia di Amos Gitai. Protagonista femminile, Desdemona, Nino Machaidze, l'avvenente cantante uscita dall'Accademia della Scala. La quale, a Napoli, avrà al collo, in due delle recite previste, un preziosissimo collier di diamanti e rubini, della collezione Bulgari, che nei giorni delle recite rossiniana aprirà una mostra di gioielli da collezione proprio nel teatro napoletano. E forse il collier di Bulgari influirà anche sulla resa vocale della Machaidze.
Nessun commento:
Posta un commento