Senza essere nella testa di Pasquale D'Alessandro, a capo di Rai 5, il cui compenso è superiore a quello previsto dalla legge - e solo per questo dovrebbe essere più di altri all'altezza del compito - possiamo immaginare che oggi sia stato per lui un brutto risveglio, quando ha letto, o gli hanno telefonato per leggergli, ciò che su Repubblica di oggi, Siegmund Ginzberg, ha scritto della sua rete, accusandola di sciatteria, arroganza, mancanza di professionalità. L'accusa coinvolge direttamente anche la direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli, della quale neppure i radar segnalano la presenza negli ultimi mesi.
Ginzberg se la prende con D'Alessandro, a causa di un'opera trasmessa ieri sulla rete cosiddetta 'culturale' della Rai, che doveva costituire un ricordo di Daniela Dessì. Il titolo in questione era l'Adriana Lecouvreur che la Dessì aveva inciso e registrato divinamente alla Scala , in uno spettacolo di molti anni fa - che anche noi di 'All'Opera!' avevamo incluso in uno dei cicli annuali della bella trasmissione che D'Alessandro e la superdirettrice Calandrelli, ignorano volutamente; mentre potrebbe forse far risalire i tragici livelli di ascolto della rete.
Insomma per ricordare la Dessì, accusa Ginzberg, Rai 5 trasmette una Adriana con Mirella Freni: questioni di diritti? l'hanno cercata all'ultimo minuto? hanno pensato che un titolo caro alla defunta soprano bastava a ricordarla? Siamo nel pianeta degli sciatti, incapaci ed arroganti. L'articolo di Repubblica aggiunge anche altri particolari che rendono poco accattivanti i programmi di Rai5.
Ma nella testa di D'Alessandro e forse anche della Calandrelli potrebbe aver fatto capolino anche un cattivo pensiero: ma come si permettono quelli di Repubblica a criticarci, dopo che in Rai abbiamo preso tanta gente della redazione del giornale ed anche molti collaboratori, anche quando sono ormai cotti, per età? E chissà che tale cattivo pensiero non abbia anche cercato uno sbocco telefonico immediato con via Cristoforo Colombo, a Roma.
Il fatto è che a Rai 5 si vede che la programmazione ed il palinsesto generale è fatto alla giornata; si naviga a vista, alla creazione di appuntamenti fissi ha collaborato fin dall'inizio Michele Dall'Ongaro più interessato alle sorti sue che a quelle della rete, e che ci ha infilato dentro amici e fedelissimi con il consenso della direzione che non sapeva che pesci prendere, incapace, per totale incompetenza, di mettere su una rete culturale. E perciò non fa che trasmettere a piene mani dal grande magazzino Rai, e poi registra qualche cosa, ma sempre con grande attenzione a questo ed a quello, mai al valore dell'oggetto della ripresa.
Poi ogni tanto, quasi non bastassero gli abituali danni giornalieri, c'è qualche botta di genio, come l'aver affidato tutte le dirette 'classiche' della rete ( opera e concerto) a Bernardini, quello che chiacchiera in tv di televisione e che ora - come lui stesso impunemente ha dichiarato - può finalmente tornare al suo grande amore di gioventù, la musica. Che era quella leggera, che D'Alessandro e la Calandrelli, hanno dichiarato in duetto: questa (leggera) o quella (pesante) per noi pari sono.
E così Bernardini che abbiamo visto tragicamente all'opera in occasione dell'inaugurazione della stagione di Santa Cecilia, dovremo sorbircelo ora anche domenica prossima per il Tristano dall'Opera di Roma e, il prossimo sant'Ambrogio, da Milano per Butterfly alla Scala. E chissà quante altre volte ancora.
P.S. Oggi, dalle pagine di Repubblica che ieri l'aveva rimproverata aspramente accusandola di sciatteria e di arroganza, Rai Cultura , in nome e per conto di Rai 5, s'è scusata ammettendo l'errore relativo al ricordo di Daniela Dessì, precisando che il ricordo della celebre soprano verrà fatta il prossimo 4 dicembre, con la messa in onda della 'sua' Adriana, dalla Scala. Anzi, è apprezzabile che Rai Cultura abbia sentito il dovere di scusarsi; in altri tempi se ne sarebbe fottuta bellamente.
Resta però, oltre l'errore ammesso, la sciatteria della rete culturale della Rai, ma anche la sua mancanza assoluta di professionalità, cui corrisponde il sostegno, immancabile in simili casi, di arroganza, anch'essa rimproverata dal giornalista di Repubblica a Rai Cultura.
Nessun commento:
Posta un commento