Adesso il difensore civico della celebra scalinata romana è Corrado Augias, con promozione sul campo, all'istante. Ieri su Repubblica in un'ampia pagina ha raccontato, dopo essersi speso alla vigilia dell'inaugurazione della scalinata-monumento per una vigilanza più attenta e continua, ed essendosi documentato di persona, come la scalinata, a meno di due mesi dalla sua riapertura dopo il costoso restauro, è tornata ad essere quella di un tempo: bivacchi, pasti consumati con abbandono di contenitori e cibi, sigarette, gomme americane che imbrattano i gradini in maniera evidente.
Adesso dovremmo tutti dire: ve l'avevamo detto; ma non lo diciamo. Anche perché coloro i quali avevano proposto, almeno nelle ore notturne, la chiusura della scalinata, e che quindi avrebbero ancor più diritto di parlare e di gridare: avevamo ragione, ora tacciono. Anche per paura di apparire impopolari, poco democratici. Tace il capo di LVMH, tace il presidente della famosa maison di gioielli, Paolo Bulgari, tace anche la sindaca Raggi - che per la verità tace su tutto - tacciono tutti, perché tanto non serve dire: ve l'avevamo detto. Non serve, perchè non cambia nulla.
La vigilanza promessa è ridotta ad un paio di vigili che non possono far fronte alla pressione di camminanti e stazionanti sulla scalinata, i cartelli con i divieti - raccontava ieri Augias - non esistono; e quelli esistenti altro non sono che i cartelli preesistenti dove si fa la storia del celebre monumento, e solo in calce - come nei truffaldini contratto di assicurazione - vengono elencati alcuni divieti difficili però da leggere, per i minuscoli caratteri impiegati, ed anche perché sono scritti in italiano e romanesco, essendo bandita ogni altra lingua comprensibile ai molti stranieri che visitano Roma e che forse, anzi senz'altro, sono più attenti di noi al rispetto di norme e divieti.
E nel frattempo restiamo spettatori impotenti dinnanzi al nuovo, lento ma progressivo degrado della scalinata di Trinità dei Monti.
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