Passi il fatto che un articolo di legge ( art.24, Legge 160/2016) che pende come una mannaia sulla testa della maggior parte delle nostre Fondazioni liriche, già pronta per decapitarne più d'una, sia apparso - con tutta la legge, ovviamente, che riguarda il risanamento dei conti delle pubbliche amministrazioni - in Gazzetta ufficiale ad agosto.
E passi - ma non si dovrebbe più lasciar passare - il fatto che, nonostante stia impoltronato al Collegio romano da oltre due anni, non sia riuscito a raddrizzare quell' indecente costume che da decenni si imputa al suo dicastero, e cioè quello di comunicare alle istituzioni l'entità del finanziamento statale, a fine gestione, senza metterli, nel corso dell' intero anno ( o stagione) al corrente che forse qualche dimagrimento di tali finanziamenti. per ragioni varie, potrebbe verificarsi.
Se il lento Franceschini si desse una mossa nel definire l'entità del finanziamento, attivando le relative procedure in tempo, i Teatri - e tutte le istituzioni musicali - conoscerebbero l'ammontare dei finanziamenti sui quali contare, e comportarsi di conseguenza. E chi sbaglia paga- dice il proverbio ( anche se non paga mai nessuno, e paga sempre Pantalone!)
Invece comunica tali dati a fine stagione - quest'anno a luglio - quando per alcuni teatri tale notifica reca spesso qualche spiacevole sorpresa, come il taglio, anche consistente, dei finanziamenti. E' accaduto quest'anno al Comunale di Bologna, ma anche al teatro di Cagliari- mentre sono stati premiati Firenze e Napoli. E nell'uno come nell'altro caso - stando altri elementi di valutazione - è difficile condividere le decisioni del Ministero.
Ora dopo questo esercizio 2016 (o stagione), mettendo da parte i debiti pregressi di buona parte dei teatri, per alcuni il bilancio non si chiuderà in pareggio come previsto, per tale taglio imprevisto. E il bilancio dell'anno prossimo sarà decisivo, perché quello immediatamente precedente l'esercizio 2018 che è come la chiamata finale. Chi avrà il bilancio in ordine resta nelle Fondazioni liriche, tutti gli altri fuori. E cosa potrebbe voler dire questo 'fuori' temporaneo o definitivo non è dato ancora conoscere, anche se non è difficile presupporre che supererà ogni possibile immaginazione.
Anche la promessa di finanziamenti 'triennali' è andata farsi benedire, perchè seppure scritto nero su bianco, ogni anno viene corretta, la previsione triennale.
Neanche questo è riuscito al 'lento' Franceschini, al quale per la ricostruzione della platea in legno del Colosseo, una notte sola è bastata per trovare nelle 'pieghe' del bilancio del suo ministero la non piccola somma di una ventina di milioni.
Passi tutto questo vivere alla giornata del ministro 'mezzodisastro', per il quale forse si prepara in Italia un futuro ancora più disastroso: quello di capo di un governo, a tempo, dopo Renzi. Dio ce ne scampi e liberi!
Ma, fin d'ora, non possiamo lasciargli passare l'asso che nasconde nella manica 'mezzodisastro', pronto a giocarlo all'occasione. E cioè quello di poter avere decisione di vita o di morte su qualunque fondazione lirica italiana - e non è per caso che l'elenco di promossi e bocciati a fine 2018 circoli da tempo.
Se 'mezzodisastro', continuerà nella sua tecnica di definire i finanziamenti ad esercizio concluso , potrebbe a fine 2017 ed anche a fine 2018, comunicare tagli dell'ultimo minuto, condannando le Fondazioni destinatarie di tale taglio, ad uscire, secondo la sua volontà, dal gruppo delle Fondazioni liriche, che va a sommarsi alla buona o cattiva amministrazione da parte di coloro che Franceschini e i suoi 'corrispondenti' comunali, hanno voluto ai vertici dell fondazioni medesime.
Non ci meraviglieremmo se Franceschini lo facesse, perchè ne è capace.
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