Chi non ha avuto la fortuna ed il piacere di leggere il libretto della nuova opera che si rappresenta al san Carlo di Napoli 'Attacchet 'a san Francisc, san Gennaro nun te vole cchiù', firmato dallo Shakespeare re-DiVivo del golfo, non può capire che cosa si è perso. Nicole' mmar si scambia tenere effusioni con la Rosann che non dimenticherà mai e dalla quale ora, solo per necessità costretto ad emigrare a Broccolino, deve separarsi. Diviso ma sempre unito. E intanto a Napoli la vedova per forza, cerca un nuovo 'scaldaletto', pensando alle freddi notti invernali. E' la storia racontata, con un lungo comunicato che ha lo spesore di un romanzo, il divorzio fra Luisotti e Purchie, u' Commissar, e Vincienz. un harem.
Una lettera d'amore, come quella napoletana, l'Orchestra dell'Opera di Roma pretendeva da Muti, in punto di separarsi, e non l'ha avuta; ma, incredula, s' è attaccato a tutto, anche a dire che la lettera in cui veniva annunciata la separazione, della quale è stato rivelato solo qualche passaggio, a guisa di quella degli amanti napuletani, qualche parola sull' antico grande amore deve esserci. tenuto però debitamente nascosto dai vertici del teatro che vogliono addossare la colpa della separazione unicamente agli orchestrali, ai quali non è bastato avere in casa una moglie ed amante così avvenente e spiritosa, come Muti, ma pretendevano anche continuare ad andare ogni settimana a fare shopping in via dei Condotti.
Ma... come in tutti i matrimoni che si sfasciano, anche in quello fra musicisti e orchestre o fra musicisti e teatri, meglio abbandonare i toni caramellosi e chiamare il diavolo con le corna: soldi. E' la parola che non si vuole pronunciare per non macchiare una passione, benché tutti sanno che quando due si separano rivogliono indietro i regali di una volta ed esigono una buonuscita per i reciproci servizi rinfacciati.
I soldi sono finiti. L'hanno capito i protagonisti delle nostre storie, o continuano ancora ad illudersi che gratta gratta se ne possono anche oggi avere di più? Nessuno vuole perdere i mezzi per la propria sussistenza, anche più che decorosa, ma pretendere di avere anche i soldi per andare una sera sì e l'altra pure al ristorante non è più possibile nè in Italia nè nel resto del mondo - come fanno sapere le notizie allarmanti che giungono da tanti teatri che un tempo navigavano in acque felici e tranquille. E che oggi, per poter proseguire la navigazione non vogliono erto togliere l'aria a chi ci lavora, ma ridimensionare accessori di un tempo sì.
Nei tanti teatri dei quali si sente dire che c'è un giro di poltrone fra direttori, più in uscita che in entrata, non hanno pensato in tempo a fare a meno del superfluo ed oggi si trovano nella merda, letteralmente. Solo chi ci ha pensato in tempo resiste e può tentare di superare il terremoto economico; gli altri no. Ciò non vuol dire che in quei teatri felicemente in navigazione, non ci siano tensioni: verranno fuori al momento della separazione fra vertici, consensuale o traummatica, ora però possono pensare a proseguire il cammino.
E del resto che di soldi si tratta, seppur nessuno li nomini apertamente, è evidente se si considerano i casi dei teatri di Torino, Genova, Bari, Palermo, Bologna, Firenze oltre che Roma e Napoli . Per il momento non si sente parlare di Milano (s'è già detto fin troppo!) di Cagliari - se n'è già parlato tanto in primavera al momento dell'insediamento di Mauro Meli - Trieste, dove anche il sito del teatro, guidato da Orazi, è in costruzione, figurarsi l'attività artistica e la stagione e Verona, dove tosi governa per bocca del suo commercialista (o geometra?) Girondini, avendo a proprio favore le entrate stratosferiche dell'immenso anfiteatro. Le cui fortune qualche illuso, o in malafede, spera di far piovere anche al sud, e precisamente a Pompei, con la nascita, benedetta dal Ministero di Franceschini e Nastasi- assentissimo in tutto e da anni, tranne che nella cura di interessi personali ( la mogliettina di Nastasi lavora al San Carlo!!!!) di un nuovo improbabile festival affidato ad una delle bacchette internazionali di maggior prestigio,Veronesi, seguito dall'orchestra del Bellini di Catania che con i Berliner - non per semplice assonanza - condivide prestanza a fama nel mondo, e per i secoli.
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