Davvero questo Pereira, manager musicale di lungo corso e di grandi capacità anche imprenditoriali, come lui stesso va continuamente sbandierando, non riusciamo a capirlo. Prima ancora di mettere piede a Milano, chiede una tregua ai loggionisti, come se ai milanesi - esclusi i facinorosi di professione - fosse inibito il diritto di esprimere la propria opinione sulla resa di un cantante in quello che è sempre stato considerato il massimo palcoscenico lirico del mondo. E che ora, forse, non lo è più. Appunto. Ora la Scala diffonde un comunicato da mettere in calce, o forse anche in testa alla intervista ad Alagna pubblicata oggi su tutti i giornali, quasi un affare di Stato! Come a dire ve lo avevo detto. Di questo problema mai una parola nel decennio di Lissner, come mai esplode, all'improvviso, all'arrivo di Pereira? Cosa ha in mente il neo sovrintendente che ha risuscitato Zurigo, ed ha fatto chiasso e qualche debito a Salisburgo, per aver paura di quattro cantanti che non vogliono venire alla Scala, a cominciare dalla sua amatissima e stimatissima Cecilia Bartoli, per la quale, al contrario, qualche volta siamo stati anche noi testimoni di apprezzamenti eccessivi, da parte di suoi fans, senza ragione e senza orecchi? Perchè accade anche questo, e cioè il contrario di ciò che denunciano Alagna e Pereira.
Mettere in cartellone Pretre alla veneranda età di 90 anni, per quanto su di giri, come lo abbiamo conosciuto personalmente in questi ultimi anni, è il vero azzardo. Trovare un suo sostituto, dopo che in agosto, causa una caduta, si è rotto il femore, è il vero problema. Risolvibile anche questo, se si cominciasse a rompere quei divieti assurdi, frutto di accordi taciti fra agenti e istituzioni, che impongono certi direttori come anche certi cantanti. Oggi, quei due urlatori della Barcaccia radiofonica, citavano un direttore che in Italia non viene mai, Mariss Jansons. Lo chiediamo anche noi: perchè non viene mai da noi pur essendo un direttore considerato fra i migliori in circolazione? Il forfait di Alagna e forse di qualche altro cantante può essere occasione per ricorrere alla pesca in altri mari (agenzie, si capisce ndr.). Che Pereira, ancor prima di cominciare, abbia perso coraggio e baldanza?
A noi se Alagna non viene a cantare alla Scala, a noi come a moltissimi altri, non importa tanto. Ci sarà un altro tenore , magari di diversa scuderia, che può cantare Werther, con o senza Pretre, e poi Tosca? Pereira lo chiami e pensi già alla sostituzione di Pretre che fra due mesi certamente non potrà venire a Milano, come gli ordinerà il suo medico, mentre Pereira continua a sperare, con scarso senso manageriale, salvo che egli stesso non attenda l'ultimo minuto per comunicare una decisione già presa.
Sinceramente, a noi questo Pereira, che non consociamo, ma delle cui credenziali ci fidiamo, comincia a darci ai nervi. Suo compito è far diventare di fatto la Scala il primo teatro al mondo e poi vediamo se i cantanti non vengono a cantare, nonostante il loggione. Perchè se anche il loggione venisse messo a tacere, dopo che i giornali, chi più chi meno, stanno dalla parte di chi governa e non dei lettori, da chi sapremmo le notizie sulla nostra vita musicale? Meditate gente!
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