“Nutrirsi con la
cultura, Energia per l’uomo”, parafrasando lo slogan dell’Expo
2015: “ Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Music@,
augurandosi che alla fine, sistemati gli affari immobiliari e non
dell’Expo milanese, si penserà anche a come dare al mondo
l’immagine più forte e aggiornata, dal punto di vista creativo,
della nostra Italia,s'è fatta promotrice di un interessante progetto. Ecco cosa scrivevamo dell'Expo cinque anni fa.
Nel frattempo molte cose sono cambiate, non sempre in meglio, anzi...
Un campanello d’allarme
sui pericoli per la Milano della prossima Expo Universale del 2015,
l’ha suonato più d’un giornale, nel corso di questi ultimi mesi.
‘La Repubblica’ ha titolato un corposo dossier, del passato
novembre, dedicato all’Expo: ‘ I predoni di Milano: una pioggia
di miliardi, grattacieli come a New York, una montagna di cemento:
tutto o quasi nel nome dell’Expo’. Altro campanello d’allarme,
nella medesima direzione, quello dell’architetto Mario Botta. Dalle
pagine del ‘Corriere della Sera’, ha sponsorizzato l’illuminato
ed illuministico progetto della ‘città ideale’
firmato dal quasi centenario e pur giovanissimo architetto Guglielmo
Mozzoni, in opposizione ai grattacieli ‘ammosciati’ che hanno
indotto un intellettuale compassato come Umberto Eco, arbitro del
vocabolario, a ricorrere al turpiloquio ed al doppio senso (“
Milano è piena di gente che ha il membro storto - ha dichiarato a
proposito del progetto ‘City Life’, un affare da due miliardi di
Euro, con chiaro riferimento ai grattacieli ‘storti’- ce ne sarà
uno in più e prenderà il viagra”). E Renzo Piano: “Milano è la
città che inventò la Triennale, non può ridursi a ignorare la
cultura. Sto lavorando al più grande progetto urbano di New York,
perché in America c’è voglia di Umanesimo. E noi, culla
dell’Umanesimo, andiamo ad importare una visione da shopping
center”(‘Corriere della Sera’, 6 aprile 2008). E c’è anche
chi ha suonato la campana a morto sulla prossima Expo. Si stenta a
credere che sia stato l’ex assessore al Comune di Milano, Vittorio
Sgarbi. Nel suo recente libro, edito da Bompiani: ‘Clausura a
Milano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno)’ scrive:
‘L’expo sarà sicuramente un fallimento’,in testa ad un corposo
capitolo dedicato all’Expo. ‘L’assegnazione a Milano, battendo
la concorrenza di Smirne, è costata una manciata di milioni di Euro,
elargita a molti dei paesi membri, e votanti, del BIE (Bureau
International des Exposition)’, accusa Sgarbi, il quale contesta il
sacco urbanistico di Milano e denuncia l’assenza di qualunque
progetto, nel campo della cultura, per l’Expo milanese.
Riferisce, dalle
dichiarazioni della Moratti, che sono previsti migliaia di eventi,ma
quali saranno nessuno ancora lo sa. “Il motivo principale - scrive
Sgarbi- per cui prevedo che l’Expo sarà un fallimento è che manca
un’idea forte… Expo Milano potrà contare su un programma di
circa settemila eventi – si legge nel dossier sull’Expo – ad
alto valore culturale e scientifico, perfettamente integrato con
l’offerta espositiva…ma dove sono le idee, almeno l’ embrione
di un’idea, per questi settemila eventi”, incalza Sgarbi furioso?
Alla fine di gennaio, la Moratti attende ancora di incontrare il
Governo per definire l’organigramma direttivo della complessa
macchina organizzativa dell’Expo - il suo candidato Glisenti,
contestatissimo, non è stato ancora ufficialmente e formalmente
nominato amministratore delegato; per conoscere l’ammontare esatto
dei finanziamenti statali per l’Expo – complessivamente si stima
che si muoveranno intorno all’Expo, 44 di miliardi di Euro pubblici
e privati, una montagna di soldi che è l’unico vero obiettivo
delle città capitali che si vedono assegnare l’Expo – buona
parte dei quali servirà ad una nuova cementificazione della città,
come vanno accusando da destra e da sinistra tutti con la stessa
forza accusatrice. Notizia recente, di gennaio, è che il Governo,
oltre i miliardi di Euro che finiranno nelle fauci dei cosiddetti
‘predoni’ di Milano, ha stanziato anche una cifretta (venti
milioni di Euro appena!) per le manifestazioni sportive da
organizzarsi nel corso dell’Expo. E alla cultura, all’arte, allo
spettacolo – medaglie al valore appuntate sul gonfalone della
storia milanese – chi ci pensa? Con quali fondi? Le promesse della
Morati - le migliaia di eventi – non convincono e neppure
rassicurano. Innanzitutto perchè – come dice Sgarbi - nessun idea
è stata ancora avanzata né dagli organizzatori che hanno altro cui
pensare e neppure dal mondo della cultura che non sa ancora nulla e
neppure a chi indirizzare eventuali progetti. E poi perché la storia
recente insegna a non fidarsi di nessuno, neppure della Letizia
Moratti. All’ultima Expo, Saragozza 2008 - altro flop nella lista
delle Esposizioni universali, a detta degli osservatori - l’Italia
ha fatto la sua pessima figura. Il Comitato italiano - sicuramente
prorogato, per gli alti meriti culturali guadagnati sul campo, fino
al 2015 - ha mandato in rappresentanza dell’Italia: Marisa Laurito,
Ron, l’Orchestra italiana e Renzo Arbore, l’Orchestra Toscana
Jazz, i Cameristi della Scala ed I Solisti Veneti, oltre a quattro
giovani cantanti lirici. Nulla insomma che rappresenti quell’Italia
che è degna di essere esportata per un’occasione espositiva
mondiale come le Expo. Né vale a giustificare tanta inconsistente
quotidianità e banalità la convinzione che le Expo oggi non
svolgano più l’importante ruolo di vetrina internazionale che
avevano nei secoli passati, quando la comunicazione ancora lentissima
non favoriva scambi e confronti. Giustificazione priva
di senso, se solo cinquant’anni fa, nella periferica Bruxelles, in
occasione dell’Expo del 1958, una trinità di artisti creatori (Le
Corbusier, Edgar Varèse e Iannis Xenakis) ergeva il famoso, ormai
storico se pur distrutto, Padiglione 'Philips', commissionato dalla
ben nota industria multinazionale. Dunque ora non è più necessario
misurarsi con le nuove sfide che attendono l’umanità? La
creatività, calpestata impunemente da molti governi e da quello
italiano in particolar modo, non ha più senso, non serve più a
nulla, non c’è ragione per metterla ancora in mostra? Oppure non
rappresenta più agli occhi del mondo un paese come il nostro, dedito
soprattutto agli affari – che è poi il pericolo maggiore che, in
modi diversi, tutti vanno denunciando pensando alla deturpazione
immobiliare che si annuncia per Milano? Una proposta, una sola, in
senso opposto, ma per fortuna caduta immediatamente nel vuoto, perché
priva di senso e
costosissima da qualunque
punto di vista la si consideri - costi effettivi, sforzo produttivo,
impegno programmatico. E’ venuta da Stéphane Lissner:
rappresentare, nel corso della stagione 2015, l’intero ciclo di
Karlheinz Stockhausen, Licht che proprio a Milano vide la luce, per i
primi titoli. Che cosa c’entra Stockhausen con Milano? E con
l’Expo? Forse c’entra, nel pensiero di Lissner – il quale, da
noi interpellato, venendo meno al suo solito garbo, questa volta non
ha voluto spiegarci le ragioni di tale infelice sortita – in quanto
rappresenta uno degli avamposti di maggior presa sul fronte della
musica sposata alla tecnologia? E se anche fosse, non sarebbe meglio
allora, dopo aver celebrato – come si annuncia e giustamente -
Giuseppe Verdi nel prossimo anniversario del 2013, celebrare Wagner,
l’eterno antagonista del grande Peppino, con la sua ‘Tetralogia’,
appena due anni dopo, nel 2015? Certamente lo sforzo produttivo
wagneriano, pari se non superiore a quello richiesto per Stockhausen,
sarebbe più giustificato e sicuramente ben ripagato. E comunque,
scartata l’idea di Lissner, e dato per scontato che la Scala, ma
forse anche la Verdi e i Pomeriggi musicali, ora con nuovo direttore
artistico, il compositore Ivan Fedele, ed il Festival Mito faranno la
loro giusta parte, Music@, senza esserne richiesta (da chi attendersi
tanta sensibilità verso tale problema?) s’è fatta portavoce di
una giusta esigenza del mondo culturale e musicale italiano. Pensare
ed offrire ‘Suoni per l’Expo 2015’, contro ‘ I predoni di
Milano’, ai quali interessa soprattutto costruire e cementificare
la città, per avere poi intorno terreni resi edificabili, con i
quali attuare il successivo vero ‘sacco’ della città. Music@ ha
inviato ad un folto gruppo di musicisti ed artisti italiani, scelti
fra quelli più creativi, un invito a partecipare a questo progetto.
L’accoglienza è stata, nell’immediato, entusiasta e
l’iniziativa, giudicata da tutti oltre che opportuna, necessaria e
sacrosanta.
( Music@
n.12. Marzo-aprile 2009)
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