Michelangelo,
noto e riverito per il grande affresco della Sistina, nel Giubileo
del 1550, per guadagnarsi l’indulgenza plenaria, fu costretto a
fare il giro della basiliche a cavallo. Il privilegio gli fu concesso
direttamente dal papa Giulio III, appena insediatosi, a causa del suo
cagionevole stato di salute (soffriva di terribili coliche renali).
Dunque l’età,75 anni, ma soprattutto la grandezza del celebre
pittore/scultore furono alla base del curioso privilegio, per
consentirgli comunque di partecipare alle cerimonie giubilari, per
le quali pellegrini giungevano da tutto il mondo, e non tutti di
minor fama di Michelangelo. Il Giubileo cattolico che celebra il rito
della comunione universale nella fede e dell'elargizioone
dell'indulgenza plenari, con la chiamata a Roma dei credenti da ogni
parte del mondo, non è poi molto diverso dall’Expo, che si sta
preparando a Milano, perché l' Esposizione universale non è che
una sorta di 'giubileo della ragione', che celebra scienza e
progresso, con l’unica differenza che per Michelangelo, se fosse
vivo di questi tempi, a Milano, ci sarebbe un’accoglienza
trionfale, nel corso della visista ai vari pdiglioni; piuttosto che
il rito penitenziale del giro delle basiliche per guadagnarsi
l’indulgenza. Michelangelo e con lui tanti altri creativi del
mondo l’indulgenza, anzi il paradiso se lo sono guadagnati con ciò
che hanno regalato al mondo, all’umanità. L’Expo è la fiera
dell’intelligenza - almeno dovrebbe esserlo - che celebra il
progresso, le invenzioni, le scoperte, i frutti del lavoro umano.
Per
l’Anno santo, l’ultimo esempio a Roma nel 2000, la visita ai
luoghi santi, resi celebri dalla storia del cattolicesimo era
tassativa (quasi); senza di essa, addio indulgenze. Sulla necessità,
invece, di darsi appuntamento nella città sede delle Esposizioni
universali oggi si fa un gran parlare, perché a ben vedere, delle
continue scoperte fatte dagli uomini, abbiamo notizie in tempo reale
da tutto il mondo, e dunque, almeno sotto questo aspetto, non c’è
più bisogno di attendere le Esposizioni Universali per venire a
conoscenza di civiltà lontane, come era negli intenti degli
organizzatori dapprincipio.
Ma
mentre l’Anno Santo solitamente non fa che sfruttare,
valorizzandole, le strutture esistenti, spingendo i fedeli a
visitare i luoghi santi, al punto che alcuni di essi sono diventati
mete di pellegrinaggio tout court, indipendentemente dagli anni
giubilari ( per tutti il frequentatissimo Santuario di Santiago di
Compostela ed il lungo cammino che migliaia e migliaia di persone
anche non credenti percorrono ogni anno) l’Expo ha bisogno ogni
volta di mostrare dei vari paesi, anche lontani, le ultimissime
novità in ogni campo del progresso umano che, non sempre, a
differenza delle indulgenze che l’Anno Santo promette ed elargisce,
torna a vantaggio dei popoli., giacchè la fame nel mondo, le
malattie, la guerra non vengono ancora cancellate da questo dio della
modernità.
C'è
poi il dispendio enorme di risorse economiche per i padiglioni che,
come insegnano recenti casi, da Valencia e Shangai, qualche volta
terminata la kermesse vanno in malora, dovrebbe far riflettere.
Perché non è più il tempo di spendere a cuor leggero, nel bel
mezzo di una crisi che stenta ad essere superata. Né il miraggio dei
venti milioni di visitatori attesi, che qualche soldo certamente lo
porteranno, cancella dubbi e perplessità sull’Expo milanese, che
ancora ad un anno dalla sua inaugurazione, è stata investita
dall'ennesimo grande scandalo relativo agli appalti dei lavori.
Il
capitolo della cultura e dell'arte all’Expo, infine, che in passato aveva lo stesso peso che nei grandi Giubilei cattolici (uno per tutti: il notissimo, grandioso oratorio di Emilio de' Cavalieri, 'Rappresentazione di anima e di corpo', fu scritto per il Giubileo del 1600, per il quale venne anche costruito il grande organo a canne della Basilica di san Giovanni in laterano, dal perugino Luca Biagi , o Blasi).. Alexander Pereira,
anch’egli investito da una valanga di critiche per gli allestimenti
acquistati a caro prezzo dal ‘suo’ festival di Salisburgo - che
egli, in una intervista alla Aspesi, definisce un vero ‘affare per
la Scala’ - ha promesso che la Scala sarà aperta ogni sera per
tutti e sei i mesi dell’Expo, ed anche le altre istituzioni
musicali, con l'Orchestra 'Verdi' in prima fila, faranno la loro
parte. Noi dei numerosi progetti a suo tempo formulati da notissimi
artisti italiani ed offerti agli organizzatori, già nel 2009, dalle
pagine del bimestrale MUSIC@, non abbiamo notizia né di probabili
realizzazioni, né soltanto di interesse. Perché, a differenza di
quanto accadeva nelle prime Esposizioni universali dove arte e
cultura godevano di uno spazio privilegiato, oggi di questi settori
non frega nulla a nessuno, perché gli organizzatori sembrano
interessati, quasi esclusivamente, ad arraffare quante più risorse
possibili per la città, senza disdegnare possibili tornaconti
personali - come attesterebbero le inchieste sulle mazzette che non
hanno risparmiato neanche i cantieri della civilissima Milano.
Nessun commento:
Posta un commento