Molti, tanti tanti anni fa, quando per la prima volta mettemmo piede a Palermo, per ascoltare un concerto dell'Orchestra sinfonica siciliana, oggi ridotta in macerie ed allora guidata con mano sicura da Roberto Pagano, apprendemmo con grande stupore, per la prima volta che carovane di turisti anche stranieri sbarcavano a Punta Raisi per un viaggio tutto compreso, attraverso i luoghi immortalati da stragi ed omicidi mafiosi. E naturalmente il richiamo a visitare quei luoghi, divenuti orrendi, veniva soprattutto dai grandi mezzi di comunicazione che certo non potevano ignorare i gravi fatti di mafia, e dalla televisione che giorno dopo giorno - si era a metà degli anni Ottanta - mostrava quei luoghi che la natura e la storia aveva reso indimenticabili, drammaticamente macchiati dalla logica delinquenziale ed omicida degli uomini d'onore. 'D'onore un corno!
Altrettanto accade oggi con Montalbano, la fortunata serie televisiva che reca la prestigiosa firma del narratore Andrea Camilleri e dell' interprete Luca Zingaretti, il commissario più anomalo ma anche più amato del mondo, dopo Rex, il commissario cane. La televisione ne ha realizzato e trasmesso tante serie che ha poi venduto in tutto il mondo, così pare, e la risposta dal mondo si è configurata nel desiderio di conoscere luoghi e persone, reali, noti non per le loro imprese facinorose ed assassine come i mafiosi. Sono nati così i 'Montalbano tour', per i quali sbarcano in Sicilia orde di turisti che vogliono visitare il paese di Montalbano, ed anche quello di Camilleri, quello dove ha sede il suo commissariato, la sua casa sul mare, la trattoria che gli prepara ogni giorno piatti prelibati i cui odori ci arrivano attraverso le immagini dallo schermo televisivo.
Naturalmente i 'Montalbano Tour' non hanno nulla da spartire con i vecchi 'Mafia tour', finalmente esauriti ed in disuso. Ma sono in molti a dimenticare che, prima ancora di Montalbano e diciamo anche della mafia, quelle terre erano già visitate da tanti viaggiatori stranieri che visitavano il Belpaese per il loro viaggio di formazione. Perchè visitando l'Italia, quando la cultura uno non se la poteva ancora fare sui libri, si imparava storia ed arte, direttamente sul posto.
Il fiorire di questo nuovo turismo ha fatto riflettere alcuni sul perché molti siti archeologici e storici importanti italiani, non solo in Sicilia, non godano - come meriterebbero - della stessa attenzione che oggi viene loro, accidentalmente e per semplice vicinanza, dai fans del commissario di Camilleri. Ed hanno concluso, non senza ragioni, che se la televisione invece di inseguire mode e personaggi di cartapesta, insistesse anche un poco sugli elementi di attrazione del nostro paese, dalla bellezza del paesaggio ai grandi monumenti, dai siti archeologici unici al mondo, alla musica, forse l'interesse misurato purtroppo in discesa, anche presso gli stessi italiani per tutte queste ricchezze, tornerebbe a crescere.
Che tradotto significa: la televisione e la stampa sono le principali colpevoli del disinteresse verso la grande bellezza italiana, di cui, però, quotidianamente danno la colpa ad altri, e che raccontano, quando lo fanno per mettersi la coscienza a posto, sommariamente e distrattamente, e solo in rarissimi e velocissimi casi. E per questo la Valle dei templi siciliana o il sito archeologico di Paestum, e mettiamoci anche i nostri teatri d'opera e lo stesso melodramma (addirittura sconosciuto alla tv generalista), sono meno ambiti dei luoghi di Montalbano.
Per ignoranza.
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