Dovevamo assistere anche a questo spettacolo scomposto. Comincia ad essere davvero troppo.
Innanzitutto che si fa con l'inaugurazione della stagione alle porte? La ricetta del sovrintendente Fuortes è un sostituto per il titolo inaugurale. Giusto, ma non va cercato, come vorrebbe il sovrintendente INESPERTO fra direttori giovanotti o di terza o quarta classe. Se Fuortes fosse un sovrintendente all'altezza, saprebbe trovare un direttore degno sostituto, intanto per l'inaugurazione, come Lissner fece alla Scala, chiamando Barenboim. Per un 'direttore musicale' - via quell' incarico buffo di 'direttore onorario a vita' - ci si penserà più tardi. Ma che non può essere, comunque, Rustioni, dove arrivano gli orizzonti musicali di Fuortes.
I sindacati CGIL e FIALS promettono ancora sfracelli, come non fossero già sufficienti quelli prodotti con la loro condotta anti sindacale e a rischio fallimento per il teatro. Non vogliono sentire ragioni, il referendum sull'accettazione del piano di risanamento formulato da Fuortes e dalle necessità di bilancio - che pure ha spaccato letteralmente in due il teatro - lo disconoscono e contestano, e come reazione annunciano altri scioperi. Evidentemente non hanno capito la gravità della situazione e lavorano per la chiusura del teatro. Che Fuortes e Marino, e mettiamoci anche Franceschini, dovrebbero cogliere al volo e mettere in atto. Perchè se la CGIL e la FIALS intendono proseguire con il loro comportamento irresponsabile, venisse anche Karajan redivivo, all'Opera fra breve ci risiamo. E, del resto, non si può far mettere per iscritto agli sciagurati dipendenti sindacalizzati che non sciopereranno più, pena il licenziamento. Fra parentesi, a coloro i quali ironizzano sulle 8 sigle sindacali dei dipendenti dell'Opera, vorremmo ricordare che al Senato o alla Camera le sigle sindacali dei dipendenti sono 23, dunque il cattivo esempio lo dà come sempre la politica; e gli altri lo seguono.
Ma veniamo all'inaugurazione. L'ipotesi pazza prospettata ieri da 'Repubblica' che, ovviamente, ha raccolto le intenzioni di Fuortes e Marino è rimandare l'inaugurazione di due mesi, da novembre a gennaio. Siamo matti? si rendono conto di quale assurda soluzione vorrebbero prospettare. cancellando un titolo si risparmia - è questa la loro drammatica strategia? E a che scopo, far sbollire i furori degli orchestrali sindacalizzati? Ci vuol poco per riattizzarli anche dopo che si sono momentaneamente placati, come è accaduto fra l'estate e queste ultime settimane. La situazione è drammatica e va affrontata e risolta immediatamente, senza attendere un solo istante. Trovare il sostituto per il titolo inaugurale, un sostituto all'altezza del fuggitivo Muti, e, contemporaneamente , pensare ad una trattativa, questa volta articolata e fondata sul dialogo che la precedente non è stato affatto seguito. Ecco perchè diciamo da tempo che Fuortes non sa fare il suo mestiere. Lui viene da 'Musica per Roma', dove non ci sono oltre cinquecento dipendenti, e perciò è facile con tanti stagionali, la quasi totalità di chi lavora all'Auditorium, metterne fuori alcuni e chiamarne altri. Fuortes, con l'aiuto di Marino avrebbe dovuto da subito metter in campo tutte le ipotesi di accordo, senza cedere naturalmente a richieste ormai impossibili da soddisfare e che lascerebbero i problemi irrisolti e pronti a riesplodere alla prima occasione. Un sovrintendente non alle prime armi questo modo di gestire la risoluzione di una crisi lo conosce e sa attuarlo, ecco perché ce ne vorrebbe uno più capace e con maggiore esperienza di Fuortes.
Infine, per tornare al caso di Vincenzo Bolognese che in questi giorni torna ad essere portato a modello del malcostume e dei privilegi dei nostri teatri. Bolognese, spalla dell'orchestra del teatro, forse in permesso artistico, in questi giorni è andato a lavorare, alla testa di un'altra orchestra romana, per un festival fuori Roma, 'Reate Festival' - che brutto nome ! - il cui sovrintendente è una collaboratrice del teatro, pagata e bene dal teatro, il cui presidente è Gianni Letta e fondatore Bruno Cagli. Capite in che pasticci siamo?
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