Ci lamentiamo sempre della scarsa attenzione che in Italia si ha verso i giovani talenti in campo musicale, giacchè vediamo sempre preferiti, specie sul podio, talenti stranieri, anche in titoli di repertorio che vorrebbero maggiore prudenza e qualche anno di attesa in più per i giovanotti - ma la colpa è dei direttori artistici che vogliono far casino a tutti i costi e anche delle agenzie, suggeritrici, che non hanno tempo di attendere che un 'frutto' maturi, vogliono far cassa subito.
E, di conseguenza, non possiamo non rallegrarci per la bella opportunità offerta a Francesco Cilluffo, che conosciamo solo di nome, che fra breve inaugurerà la stagione dell'Opera di Firenze con un titolo giusto per un debutto importante: Il campiello' di Ermanno Wolf Ferrari. Cilluffo ha spalle solide, quanto a studi, e finora, salvo qualche eccezione, ha lavorato in teatri e festival che fanno riferimento alla direzione generale ed artistica del teatro fiorentino. Va bene, la sua attività si esplica anche nella composizione. Siamo felici per il giovane direttore torinese che a Firenze comincia la scalata ai grandi teatri.
E in quello di Firenze, tutto nuovo, quest'anno - chissà perchè - hanno fatto a meno di una notissima musicologa divulgatrice che, negli anni passati, parlava di tutto e presentava ogni cosa, della cui presenza straripante avemmo modo di lamentarci con i responsabili, senza essere ascoltato, ed anzi ricevendone ammonizione stizzita. Ora vediamo che, inavvedutamente, riescono a far a meno della di lei presenza, con grave danno per il teatro che, per tale ragione, sembrerà più povero a tutti i fiorentini.
Chi vuol ascoltare musica o vedere ed ascoltare opere in Italia ha solo l'imbarazzo della scelta. Ma chi vuole ascoltare 'grande musica' e ascoltare e vedere 'la grande opera' non ha altra scelta che venire a Roma, come suggeriscono i proclami delle due più note - anzi'grandi', a questo punto -istituzioni musicali romane , l'Opera e Santa Cecilia.
A proposito della quale ultima ci ha divertiti, nella pur inutile campagna abbonamenti 'animalier' di quest'anno, il soprano 'giraffa' che giganteggia con il suo collo proteso all'acuto che troneggia sulle fiancate degli autobus o agli angoli delle strade. Anzi forse ce n'è anche un altro di animale-strumento che ci ha sorpresi: noi non l'abbiamo visto ma ce lo hanno riferito: il corno-rinoceronte. Ma non garantiamo che abbiamo visto bene. Mentre, osando, ci permettiamo di suggerire all'Opera di Roma Capitale di togliere dai suoi cartelloni pubblicitari quelle facce minacciose disegnate da un noto pittore, per le quali Fuortes va fiero, potrebbero dissuaderei melomani dall'andare a teatro.
Qualche giorno fa la terza tappa del 'grande giro del mondo in quattro piccole orchestre' con l'orchestra giovanile brasiliana di Bahia, figlia anch'essa del sistema venezuelano di Abreu. Avremmo desiderato ascoltarla, ma i biglietti erano tutti esauriti, su oltre 2700 posti - come ci ha riferito, dispiaciuta, l'addetta stampa dell'Accademia. Del quale concerto non siamo riusciti a leggere neanche una riga sulle migliaia di giornali i cui critici avevano avuto il biglietto stampa, al punto da esaurirne l'intera disponibilità che è stata alla base del dispiaciuto rifiuto dell'Accademia a noi che l'avevamo richiesto troppo tardi. A questo punto, per non arrivare ancora una volta troppo tardi, inviamo da queste pagine la richiesta di un biglietto stampa per il concerto conclusivo della stagione, dal quale ci separano appena otto mesi, sperando questa volta di non arrivare fuori tempo massimo.
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