venerdì 5 maggio 2023

Il Governo, prende a pretesto la necessità di RIORDINARE ogni cosa, ma si espone al RIDICOLO

 "Vale la pena ricordare che per la generalità dei dipendenti pubblici, inclusi i dirigenti dello Stato, il limite massimo è di 65 anni, che al ricorrere di alcune condizioni può arrivare a 67. In ogni caso il limite massimo è di 70 anni, come per i magistrati e i docenti universitari".


Questo recitano i comunicati ufficiali del Ministero di Sangiulino e di Palazzo Chigi, sulle decisioni del Consiglio dei ministri di ieri, 4 maggio 2023.

In Italia, stando a quel che diceva Salvini - una delle tante  sue bufale - tutti volevano andare in pensione; si è visto poi che non solo non c'era questo esodo in massa dal lavoro, ma che molti  restavano e i titubanti erano anche incoraggiati dal Governo con 'bonus' a restare.

 Il Cdm di ieri ha voluto stabilire una regola valida per tutti, in materia di riordino della permanenza in certi incarichi - nel nostro caso dei vertici delle fondazioni liriche.

 Il risultato del riordino è il seguente: si va in pensione a 65 anni, ma si può anche andare a 67, ed anche a 70, nel qual caso ciò che già costituiva l'eccezione/privilegio per magistrati e professori universitari, viene estesa anche ai Sovrintendenti. Alla prossima necessità della premier Meloni, sicuramente verranno previste altre eccezioni; e così tutti i cittadini saranno ancora più uguali. Mai che una eccezione di tal genere, che costituisce un privilegio, venga presa per i comuni mortali. Solo i 'mandarini' di Stato sono sempre i diretti destinatari.

 Insomma tutto in ordine nella repubblica meloniana, dove le regole sono uguali per tutti i cittadini, eccetto alcuni.

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